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India fra tradizione e rivoluzione

Tremante e con le labbra blu, Niraj Shukla esce dal fiume Gange insieme ai genitori e a qualche milione di persone. La famiglia Shukla è fra le prime dei circa 150 milioni di pellegrini attesi a quello che è si avvia ad essere il più grande raduno umano mai registrato. Sbriciolando record precedenti che già gli appartengono.

E’ il Kumbh Mela, pellegrinaggio Hindu nei fiumi sacri dell’India.

L’abluzione totale è il momento di maggior rilievo del festival ma non è l’unico: sono giorni di preghiere, assemblee, canti, carità nei confronti dei più indigenti. In particolare questo che si è appena aperto e che proseguirà fino al 4 marzo è il Prayag Kumbh Mela, che si svolge ogni 6 anni secondo le posizioni del Sole, della Luna e di Giove. Quest’anno l’appuntamento è al Triveni Sangam (confluenza di tre fiumi sacri) fra i fiumi Gange, Yamuna e Sarasvati, nella città di Allahabad nello stato dell’Uttar Pradesh. Da ottobre 2018 in realtà la città ha cambiato nome, per volontà del governo locale, di profonda matrice conservatrice, che da anni ha avviato una ampia revisione dei nomi dei luoghi, sostituendo quelli esistenti con altri derivanti da epoche lontane. Allahabad ora dunque è tornata a chiamarsi Prayaga, nome mantenuto fino al 1583 e poi sostituito all’epoca delle dominazioni islamiche.

Erano circa 15 milioni i fedeli presenti all’apertura ufficiale lo scorso martedì 15 gennaio. Per l’evento sono state costruite oltre 250 km di nuove strade per facilitare gli spostamenti dei pellegrini da ogni angolo dell’immenso subcontintente.

Ricchi e poveri, turisti e monaci asceti, famiglie con bambini, santoni con dreadlocks e sarong arancioni, tutti curvi, piegati sull’acqua a recitare mantra. Il bagno è antichissimo rituale cui i fedeli sono chiamati per purificarsi dai peccati commessi. Sarà anche il Kumbh più costoso di sempre, con 600 milioni di euro circa messi a bilancio per accogliere i fedeli; sono stati installati 122 mila bagni chimici, 20 mila bidoni della spazzatura.

Ma la vera novità di quest’anno non sono gli enormi cartelloni pubblicitari del primo ministro Narendra Modi, in corsa per la rielezione alla guida del Paese in primavera: la rivoluzione ha il volto di Laxmi Narayan Tripathi, attrice hindi e ballerina, ma soprattutto attivista per i diritti delle persone transgender. Lei, insieme a decine di appartenenti alla sua organizzazione, la Kinnar Akahra, ha potuto partecipare per la prima volta ad un Kumbh Mela. Gli Hijra (così sono detti i transgender in India) si stima siano circa 2 milioni nel Paese.

Qualcosa dunque si muove; la depenalizzazione dell’omosessualità nel 2018 è stata accolta con estremo favore dagli osservatori internazionali. Certo rimane molto da fare a livello sociale, perché persone omosessuali o transgender vivono spesso ancora ai margini: il processo si presenta lungo e complicato. Ma la strada è segnata.