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La compassione come legge di vita

Il 18 gennaio un gommone al largo delle coste libiche, sovraccarico di 120 persone, è andato a fondo. Solo tre i superstiti, salvati da un elicottero militare italiano. La Sea-Watch, l’unica nave non governativa che attualmente sta ancora facendo servizio nel Mediterraneo, si trovava a dieci ore dal luogo del disastro. La Guardia Costiera libica non è intervenuta. Tra le vittime anche dieci donne, di cui una incinta, e due bambini. La Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi) guarda a questa con crescente preoccupazione. La Celi – da sola e insieme alla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), e grazie a fondi di sostegno provenienti dalla Germania – gestisce diversi progetti per aiutare i rifugiati.

Il decano della Celi stessa, pastore Heiner Bludau, esprime la sua grande preoccupazione: «La notizia che più di 250 persone hanno trovato la morte nel Mediterraneo mi lascia senza parole. Solo le 117 persone del gommone davanti alle coste libiche, sono tante quante fanno parte della comunità della quale sono responsabile come pastore a Torino. Affogate in mare in pieno inverno. Non riesco nemmeno a immaginare il terrore di coloro che, dopo il naufragio, si sono trovati nelle acque gelide, al buio. Il destino del “Titanic” ci commuove ancora oggi, cento anni dopo, mentre i 117 migranti annegati venerdì scorso davanti alla Libia e le 53 persone morte tra la Spagna e il Marocco non sono nemmeno menzionati in tutti i media. Non sono che un’ulteriore nota statistica da aggiungere ai circa 15.000 migranti che dal 2015 sono morti nel Mediterraneo. Ma il mese di gennaio del 2019 non è ancora passato e sono già 253 le persone che hanno perso la vita nel disperato tentativo di cercare una vita lontano da guerre e miseria. (…) Possiamo ancora affermare di essere persone civili se guardiamo dall’altra parte? Stiamo per diventare barbari? Il venerdì della catastrofe – ha proseguito il decano Bludau – era il primo giorno in cui cristiani di tutte le confessioni si incontravano per la preghiera comune nell’ambito della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il tema di questa azione, che si ripete ogni anno, è “La ricerca della giustizia”. Le 253 persone annegate nel Mediterraneo irrompono in questa ricerca e pongono – almeno a noi cristiani – domande con le quali dobbiamo confrontarci!».

Anche la responsabile della Diaconia della Celi, avvocata Daniela Barbuscia, si è dichiarata profondamente addolorata da questa nuova, immane tragedia in un mare ormai privo di soccorsi. Un dramma che poteva essere evitato se le navi delle Ong non fossero state bloccate da una politica priva di compassione. Citando Dostoevskij («La compassione è la più importante e forse l’unica legge di vita dell’umanità intera» e la lettera ai Colossesi (3, 12) là dove invita a vestirsi di tenera compassione, Daniela Barbuscia nella Settimana ecumenica di preghiera invoca «concretezza, serietà, organizzazione, velocità e, soprattutto, compassione. Che siano più che un’ispirazione che possa mettere o, almeno, tentare di mettere concretamente fine a tanta disumanità!».