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Il sogno di una Cipro unita

La divisione dell’isola di Cipro, avvenuta dopo l’invasione Turca nel 1974, è una delle questioni più ricorrenti per le Nazioni Unite.

Nonostante i negoziati di pace recentemente promossi (2017) e «rimasti vacillanti», per il metropolita Vasilios «rimane ancora una flebile speranza per poter giungere all’unificazione dell’isola mediterranea».

La Chiesa di Cipro, che è tra i membri fondatori del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), si batte da sempre per chiedere l’unità dell’isola, e insieme a lei altre chiese, tuttavia senza disconoscere le ferite causate dall’invasione turca 44 anni fa.

Il metropolita Vasilios, che è a capo della diocesi di Constantia – Ammochostos, dal 9 al 16 gennaio ha guidato un gruppo di lavoro (in vista dell’Assemblea del Cec che si terrà nel 2021 a Karlsruhe, in Germania) riunitosi nella parte turca dell’isola.

In tale occasione sono stati visitati il monastero e il museo di St. Barnaba e la chiesa di Aghios Georgios Exorinos a Famagosta, nella zona est dell’Isola. «Dove i politici hanno fallito, non riuscendo a risolvere la questione di Cipro, le chiese e i leader religiosi possono invece giocare un ruolo guida per la pace e la riconciliazione», ha rilevato Vasilios.

Il metropolita perse i suoi familiari più stretti nel 1974.

La speranza di poter tornare a vivere in un’isola pacifica, unita e condivisa da ciprioti greci e ciprioti turchi, e altre comunità in prosperità, «deve rimanere viva – ha proseguito Vasilios –; questi luoghi di culto sono preziosi per le persone di fede e sono pregni di memoria condivisa», ha detto. Oltre 500 chiese nell’area turca furono nel tempo profanate e con esse le immagini sacre che vi erano contenute: affreschi e mosaici.

«Guarire da queste ferite non è facile – ha proseguito il metropolita –, in ogni famiglia di Cipro è viva la sofferenza, ognuno di noi conosce persone scomparse, uccise. Io ho perso cinque membri della mia famiglia, uno zio e quattro cugini. Pertanto, ribadisco che promuovere la riconciliazione tra le parti non è sempre facile. Eppure dobbiamo farlo».

L’invasione turca ricorda il sito del Cec «portò alla spartizione dell’isola. La parte settentrionale è abitata dai turco-ciprioti e i due terzi della parte meridionale dai greco-ciprioti il cui governo è riconosciuto a livello internazionale. La linea del cessate il fuoco dall’agosto del 1974 divenne la zona cuscinetto delle Nazioni Unite, e lungo la quale Cipro è divisa. Dal 1983, l’area Turca si è proclamata Repubblica turca di Cipro del Nord, riconosciuta solo dalla Turchia, e mantiene nell’area oltre 30.000 soldati».

La separazione dell’isola segnò profondamente il metropolita Vasilios che dal 1974 trascorse la sua giovinezza nell’area turca: può attraversare il confine per partecipare alle funzioni nelle chiese. «Posso partecipare a diverse celebrazioni nella zona Nord. Tuttavia, ritengo doloroso che questa parte dell’isola non la si possa considerare una “casa” ma anzi bisogna sempre avere un permesso per potervici entrare», ha ribadito Vasilios.

Nell’ottobre 2018 i leader delle parti hanno concordato di aprire più check-point lungo la frontiera militarizzata che li separa. I colloqui di pace condotti dalle Nazioni Unite  «sono sprofondati a Ginevra (Svizzera) nel luglio 2017  principalmente a causa di disaccordi sul ruolo che la Turchia potrebbe assumere in una Cipro post-insediamento, tuttavia, leader religiosi a Cipro lavorano senza sosta per l’unità. Una task force religiosa dal 2011 sotto l’egida denominata Religious Track del Cyprus Peace Process (Rtcypp) opera – patrocinata dall’Ambasciata di Svezia – a Nicosia. I leader cristiani e musulmani presenti nel Rtcypp s’impegnano per promuovere la libertà religiosa e rafforzare la fiducia reciproca tra le parti».