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Scontri in Zimbabwe, l’appello del presidente Ucebi Giovanni Arcidiacono

Giusto ieri davamo notizia del riesplodere delle violenze in Zimbabwe a seguito di giorni di scioperi proclamati per protestare contro i rincari del prezzo dei prodotti e un’inflazione galoppante che mette alla fame il popolo della nazione africana. La pastora battista Anna Maffei, referente del progetto Zimbabwe promosso dall’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi), riportava il messaggio ricevuto dal pastore battista Chamuronwa Chiromo, fiduciario della partnership che l’Ucebi ha siglato nel 2006 con la Baptist Convention of Zimbabwe: «Preghiere, e ancora preghiere, cara Anna. Siamo a questo punto: il carburante è schizzato da 1,35 a 3,12 dollari, quindi i costi sono quadruplicati. Ci sono proteste e l’esercito è stato schierato. Per favore, pregate per noi!».

Vi sono notizie di varie vittime fra i manifestanti, mentre ieri è stato prelevato nella sua abitazione il pastore battista Evan Mawarire, leader delle manifestazioni del 2016 contro l’ex dittatore Robert Mugabe, con l’accusa di incitamento alla violenza.

A darne notizia è il presidente dell’Ucebi, Giovanni Arcidiacono, che stamane ha inviato una lettera a tutte le chiese battiste d’Italia per chiedere di organizzare veglie di preghiere per le chiese consorelle dello Zimbabwe.

Ecco di seguito il testo integrale dell’appello:

«Care Chiese,

E’ con viva sollecitudine e apprensione che vi esorto calorosamente a dedicare una veglia di preghiera per i fratelli e le sorelle delle chiese battiste dello Zimbabwe che, come tutta la popolazione di quel paese, in queste ore vivono una gravissima situazione politica, aggravata da gravi restrizioni delle libertà e dei diritti oltre che da una pesante situazione economica incontrollata che genera un’inflazione galoppante e sempre più povertà e illeciti arricchimenti. Scarseggia il contante e le transazioni commerciali anche per l’acquisto di beni o servizi di largo consumo sono effettuate dalla popolazione con molte difficoltà.

Ieri, prelevato da casa, è stato arrestato ad Harare il pastore battista Evan Mawarire, leader delle manifestazioni del 2016 contro l’ex dittatore Robert Mugabe, con l’accusa di incitamento alla violenza, mentre le proteste contro la decisione di aumentare i prezzi dei carburanti sono state pesantemente represse dalla polizia, causando almeno 8 morti e centinaia di arresti.

Inoltre, l’attuale governo dello Zimbabwe presieduto da Emmerson Mnangagwa, ha sospeso gli accessi alle reti mobili, ad internet e alle piattaforme di messaggistica come Whatsapp.

La nostra sorella pastora Anna Maffei, referente del Progetto Zimbabwe, ha ricevuto il pomeriggio del 14 gennaio un messaggio telefonico dal pastore battista Chamuronwa Chiromo, che molti di noi hanno conosciuto qui in Italia, nel quale egli scriveva: “Preghiere, e ancora preghiere, cara Anna. Siamo a questo punto: il carburante è schizzato da 1,35 a 3,12 dollari, quindi i costi sono quadruplicati. Ci sono proteste e l’esercito è stato schierato. Per favore, pregate per noi!”.

Accogliamo con amore la forte richiesta d’aiuto avanzata dal fratello Chiromo, pregando il Signore affinché nello Zimbabwe la giustizia e la pace prevalgano nei cuori dei governanti e dei potenti per restituire il paese alla giusta e non violenta tensione per la libertà, i diritti e la democrazia.

Per tutto ciò, vi esorto, care chiese, ad organizzare veglie di preghiere per le nostre chiese consorelle dello Zimbabwe, nelle modalità e nei tempi che riterrete più opportune, unitamente all’invito di dedicare, in uno o più dei prossimi culti domenicali, uno speciale momento liturgico con inni, preghiere e salmi allo Zimbabwe, avendo cura di informare i fratelli e le sorelle sulla situazione in cui versa il paese.

Il Signore vi benedica e vi dia pace e grazia».

Nel mentre anche il Consiglio delle chiese dello Zimbabwe, che riunisce sostanzialmente le chiese riformate e evangeliche del Paese e vede la presenza come osservatrice della chiesa cattolica, ha preso parola sulla crisi in corso, lanciando un appello per porre fine alle violenze esplose nella capitale Harare e nella città sud occidentale di Bulawayo: «Imploriamo le forze di sicurezza di smettere immediatamente di sparare sui civili». Il consiglio delle chiese rileva come «molti cittadini non hanno risorse per il cibo a causa dell’aumento vertiginoso dei prezzi.

La protesta pacifica è prevista nella Costituzione dello Zimbabwe e per questo deploriamo l’uso della violenza e delle intimidazioni contro quei cittadini che esercitano i loro diritti democratici». Il testo si conclude con un messaggio di condoglianze a tutti coloro che hanno perso i propri cari negli scontri e con un promemoria sul fatto che le sfide sociali, politiche ed economiche della nazione non possono essere risolte dai soli partiti politici. Le chiese dunque non cesseranno di promuovere la «mobilitazione in corso al fine di favorire la partecipazione della gente dello Zimbabwe alla costruzione di un processo di consenso nazionale al fine di promuovere il dialogo e trovare tutti insieme soluzioni durature ai problemi urgenti del paese».