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Chiese e Stato, in Francia il dibattito entra nel vivo

Prosegue in Francia la concertazione fra governi e confessioni religiose attorno alla revisione della legge sulla separazione fra chiese e Stato del 1905, uno dei pilastri della laicità transalpina.

L’esecutivo si è fatto in tre per esporre ai rappresentanti dei culti gli assi della riforma. Il Presidente della Repubblica, il Primo ministro e il ministro dell’Interno hanno accolto all’Eliseo i loro dodici ospiti (cattolici, protestanti, ortodossi, ebrei, musulmani, buddisti) in una «atmosfera molto cordiale», secondo quanto riportato da vari partecipanti. Emmanuel Macron ha dato loro una nota di tre pagine che riassumeva i contorni delle modifiche in cantiere, intese a promuovere una migliore organizzazione in particolare del culto musulmano, non contemplato dai legislatori di oltre un secolo fa.

La nota proposta da Macron è intitolata “Rafforzare la laicità, garantire il libero esercizio dei culti” e ha come punti cardini proprio la volontà di «consolidare i principi del 1905 – la neutralità dello Stato, la separazione fra chiese e Stato, la garanzia della libertà di coscienza e del libero esercizio della propria fede». «Il nostro progetto legislativo non crea alcuna interferenza nell’organizzazione del culto stesso» ha affermato il premier Edouard Philippe.

Sono tre gli assi principali attorno ai quali ruota la riforma: rafforzamento della trasparenza del finanziamento delle confessioni (tracciabilità dei flussi di denaro, soprattutto di quelli provenienti dall’estero), consolidamento della classe dirigente delle varie associazioni cultuali e potenziamento degli strumenti di gestione. Le associazioni musulmane oggi sono in pratica fuori dal regime della legge 1905: l’obiettivo è di incardinarle alle norme valide per le altre confessioni. Per tutti è valido invece il criterio di una maggiore trasparenza nella gestione economica delle proprie attività al fine di evitare pericolose relazioni (oggi sono la Turchia, l’Arabia Saudita, l’Algeria e il Marocco i principali finanziatori di luoghi di culto islamici e attività connesse in Francia).

Per preservare l’ordine pubblico, le sanzioni saranno rafforzate. Pertanto, le dichiarazioni che incitano  all’odio saranno punibili con una pena detentiva di un anno e una multa di € 60.000. Sarà facilitato lo scioglimento delle associazioni che non metteranno in pratica gli strumenti necessari per fermare gravi disordini pubblici nelle strutture che gestiscono. Ogni donazione di oltre 10.000 euro dall’estero deve essere dichiarata.

Molto spazio durante l’incontro è stato dato alle opinioni dei vari rappresentanti delle religioni: «Siamo in un’importante fase di concertazione – ha dichiarato il pastore François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia –  e concordiamo tutti sul fatto che sia necessaria un adattamento della norma del 1905 senza che ne vengano intaccati i principi cardine di libertà e separazione dei poteri».