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Scontri in Zimbabwe. «Pregate per noi!»

Da lunedì 14 gennaio è in corso nella capitale Harare ed in altre città dello Zimbabwe una protesta contro il rincaro del prezzo del carburante deciso dal presidente Emmerson Mnangagwa – succeduto nel 2017 al dittatore Robert Mugabe, al potere per 37 anni – per far fronte a una cronica carenza di banconote e a un’inflazione che solo a novembre ha raggiunto il 37%.

Gli aumenti del prezzo della benzina, con il litro in vendita da domenica a 3,31 dollari a fronte della precedente tariffa di 1,38, sono parte di un piano di riforme che dovrebbe garantire ad Harare l’accesso ai crediti del Fondo Monetario Internazionale.

Secondo quanto riferito dall’organizzazione di attivisti per i diritti umani, The Zimbabwe Association of Doctors for Human Rights, negli scontri tra dimostranti e polizia sarebbero morte 5 persone e diverse decine sono ferite.

Ieri è stata la seconda di tre giornate di sciopero nazionale indetto dal principale sindacato dei lavoratori, The Zimbabwe Congress of Trade Unions, e da altre organizzazioni cittadine. «Dobbiamo rimanere uniti e impegnati in una protesta nonviolenta e pacifica, qualunque cosa accada – ha scritto sul suo profilo Facebook il pastore battista Evan Mawarire, leader del movimento di protesta nonviolenta #ThisFlag contro il regime di Robert Mugabe –. Vi chiediamo di restare a casa, di non andare a lavoro e di non portare i vostri bambini a scuola. La nostra voce deve essere ascoltata. È nostro diritto costituzionale chiedere conto al Governo».

La pastora battista Anna Maffei, referente del progetto Zimbabwe promosso dall’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi), ha ricevuto ieri pomeriggio un messaggio telefonico dal pastore battista Chamuronwa Chiromo, fiduciario della partnership che l’Ucebi ha siglato nel 2006 con la Baptist Convention of Zimbabwe, nel quale scriveva: «Preghiere, e ancora preghiere, cara Anna. Siamo a questo punto: il carburante è schizzato da 1,35 a 3,12 dollari, quindi i costi sono quadruplicati. Ci sono proteste e l’esercito è stato schierato. Per favore, pregate per noi!».

«È inquietante – ha commentato la pastora Maffei – che il presidente abbia oggi sospeso Internet in modo che il movimento di protesta non si organizzi. Così il paese è tagliato fuori da ogni comunicazione e non abbiamo più possibilità di sapere cosa accade. Il popolo dello Zimbabwe è già così provato e sofferente. Chiedo a tutti di pregare per quel paese affinché al più presto torni la ragionevolezza e non si scateni una guerra civile. Dio aiutaci!».