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Congo. Il Cec teme nuovi disordini dopo i risultati elettorali

Dopo le elezioni presidenziali e parlamentari svoltesi nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc) lo scorso 30 dicembre 2018, il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) chiede che possa esserci finalmente – dopo anni di grandi sofferenze per il Paese – una transizione democratica e pacifica, questo dopo che la Commissione elettorale nazionale della Rdc ha annunciato i risultati delle urne (con un ritardo di diversi giorni) e annunciato l’elezione alla presidenza del candidato dell’opposizione Felix Tshisekedi .

«Questo è un momento cruciale nella storia della Rdc – ha ricordato il segretario generale del Cec, Olav Fykse Tveit –. Se quanto deciso dalle urne non produrrà altri disordini e violenze (come avvenuto lo scorso 11 gennaio con la morte di 5 manifestanti e il ferimento di 17 agenti della polizia, ndr), sarà il primo passo verso un nuovo corso dall’indipendenza del paese nel 1960».

È la prima volta che in Congo si assiste a un’alternanza al potere pacifica e con democratiche elezioni. Lo sostiene l’accademico, scrittore, giornalista e già parlamentare italiano Jean Léornard Touadi all’agenzia di stampa nazionale Dire: «Chi conosce la storia del Paese dal padre fondatore Lumumba, fino a Mobutu che ha regnato fino al 1997, sa che le alternanze si sono sempre avute in modo violento».

Secondo i dati pubblicati dalla Commissione elettorale, Tshisekedi avrebbe ottenuto oltre sette milioni di voti e circa il 38 per cento dei consensi. Fermo a sei milioni e 400mila preferenze Martin Fayulu, già manager del colosso petrolifero Exxon Mobil, e a quattro milioni e 400mila Emmanuel Shadary, ex ministro dell’Interno e «delfino» del presidente uscente Joseph Kabila.

Si temevano violenze, prosegue Touadi, perché Kabila «ha tentato di evitare le urne […] cercando restare al potere nonostante il suo mandato fosse scaduto nel dicembre 2016». Secondo Touadi, sulla pelle del Congo è in gioco una partita geostrategica. Il Cec, che conosce bene la situazione, teme infatti possano esservi nuove tensioni dopo il risultato elettorale che ha già prodotto tafferugli e denunce per presunti brogli elettorali.

«Le chiese del Cec si sono unite in tutto il pianeta per pregare per la pace e per la stabilità con la speranza che si possa realizzare questa storica opportunità. Preghiamo affinché le chiese contribuiscano a guidare il Paese sulla via della pace, della giustizia e della democrazia – ha proseguito il segretario generale del Cec Tveit –. Per ortare lontano le violenze, le divisioni, le minacce e possibili nuove instabilità».

Alcuni politici, infatti (ed anche la chiesa cattolica della Rdc, ricorda Vatican Insider de La Stampa, sostenendo che i dati resi ufficiali delle consultazioni differiscano dal conteggio emerso dal lavoro della missione di osservazione elettorale dispiegata dalla Conferenza episcopale del Paese – Cenco, con oltre mille osservatori a lungo termine in diverse città e territori e ben 40mila a breve termine in tutti i centri di voto e che dunque per la chiesa cattolica congolese il vincitore sarebbe l’oppositore Martin Fayulu), hanno denunciato brogli nei risultati elettorali.

«Ci uniamo alla Conferenza delle chiese di tutta l’Africa – conclude Tveit – e facciamo nostro l’appello affinché qualsiasi disputa possa essere affrontata in modo pacifico e attraverso regolari azioni legali e costituzionalmente stabilite».

Il Cec ha esortato la Comunità internazionale a sorvegliare la situazione per poter garantire il rispetto della sovranità della Rdc, «ottenuto attraverso un processo elettorale democratico» e di sostenere il Paese nella giusta e necessaria direzione della pace e della giustizia.

«Il popolo della Rdc – ha chiosato ancora Tveit – ha sofferto anni terribili di violenze, instabilità, corruzione e di grandi ingiustizie. Quella di oggi è un’opportunità per voltare pagina e impostare un nuovo corso per l’intero Paese».