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In chat con il pastore

Ormai non è più un extra, un diversivo da appassionato di nuovi media, ma un aspetto imprescindibile del lavoro pastorale.

Per la Chiesa evangelica luterana dell’area di Hannover (Evlka), e la Chiesa protestante della Renania, Germania, la chat pastorale è una pratica assodata. Da una quindicina d’anni, infatti, esiste una piattaforma di dialogo virtuale (www.chatseelsorge.de) curata da una équipe di una trentina fra pastori, pastore, diaconi, diacone, cappellani e cappellane, spesso con una specializzazione in pastorale clinica o cura pastorale (seelsorge, appunto).

Ognuno e ognuna di loro è presentato con nome, cognome, fotografia e un breve profilo biografico, e si alterna in date prefissate di dialogo pubblico con gli utenti, tutti i lunedì e mercoledì sera dalle 20 alle 22. Esiste poi la possibilità di chat private con il singolo seelsorger, in cui l’utente (che accede sotto pseudonimo, quindi con la possibilità di restare anonimo) può rivolgere le proprie domande, dubbi e richieste  d’aiuto e stabilire un contatto più stretto.

Ogni anno quasi 3500 persone utilizzano questa forma di cura pastorale, molti sono degli habitué e hanno instaurato un legame con i moderatori delle chat. Non di rado questi ultimi si trovano di fronte a disagi e problemi seri, infatti capita che, fornita l’assistenza di loro competenza, consiglino l’aiuto di uno psicoterapeuta.

Questo aspetto si rafforza drammaticamente nel periodo delle festività, come avevamo avuto modo di raccontare qui a proposito dell’iniziativa #keinerbleibtallein a cui, tra l’altro, partecipa un’altra forma di assistenza pastorale “virtuale”, quella telefonica (TelefonSeelsorge, promossa ecumenicamente dalla Chiesa evangelica, Ekd, e dalla Chiesa cattolica, in tutto il territorio della Germania).

Come ha raccontato il pastore Carsten Krabbes, uno dei moderatori più attivi sulla chat, nell’articolo di Michael Grau (Epd/Protestinter), il periodo natalizio ha coinciso con un significativo aumento di richieste di accompagnamento pastorale, non solo in Germania ma anche in altri paesi germanofoni in cui questo servizio è diffuso. In un periodo in cui tutti si ritrovano in famiglia e fioccano messaggi d’amore e di gioia, queste persone erano sole, ha osservato il pastore, spiegando che la solitudine attraversa tutte le età e tutte le classi sociali. «Ma sono soprattutto donne fra i venti e i quarant’anni», ha precisato, che spesso portano la discussione sul problema di trovare un partner e impegnarsi in una relazione, sui problemi familiari e professionali e sul senso della vita. Spicca la presenza di giovani donne impegnate nell’ambito medico, che lamentano da un lato la solitudine portata dalla scelta di una professione totalizzante a scapito delle relazioni personali, e dall’altro un sovraccarico di lavoro, perché i pazienti sono sempre più lasciati a loro stessi.

Per il pastore Krabbes, «la gente è sempre più isolata e questa situazione si evolve in maniera drammatica», si legge ancora nell’articolo, che ricorda come in Gran Bretagna esista già un ministero specifico per l’assistenza alle persone sole. Fortunatamente, conclude Krabbes, esprimere i propri dubbi  e le proprie angosce è già un primo passo verso la soluzione: «Quando si mettono le cose per iscritto, si capisce già meglio ciò che si sta vivendo».