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La vita delle parole – Normalità

È cominciato un nuovo anno e le aspettative sono tante. Nessuno di noi si accontenta di essere un minuscolo organismo che contribuisce a muovere l’umanità con il suo apporto piccolo ma regolare e indispensabile. Di questi tempi tutti vorremmo essere eroi e protagonisti di una storia prodigiosa fatta di occasioni speciali e di luoghi e tempi particolari.

Forse oggi vivere una vita normale non ha più senso e difenderla significa essere tacciati di indifferenza e rassegnazione. L’ovvio e il consueto spaventano anziché essere visti come il risultato di un equilibrio interiore che ci aiuta a resistere agli scossoni, come una roccia in mezzo alle ondate.

Lavorare onestamente, intessere relazioni autentiche, essere solidali sembrano azioni contrassegnate dal piattume che ci fanno ricadere nella ripetizione scontata.

Il miracolo della Parola di Dio che irrompe nella nostra vita è invece proprio quello di essere un inizio che non ha fine. Comincia sempre: ancora oggi, come ieri e come domani. Un fuoco che divampa e, conservato sotto la brace, riprende a divampare, permettendo alle cose di risorgere a vita nuova, in modo sempre uguale ma mai insignificante. Dio agisce nel tempo qualunque esso sia, poco o molto, avaro o generoso perché, come ci ricorda l’apostolo Pietro, «per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno» (II Pietro 3, 8).

Normalità raramente è sinonimo di grigiore. Adriana Zarri, donna che seppe traghettare la sua «ricerca di impossibile» alla semplicità del quotidiano, scriveva: «Non esistono realtà banali: esiste la nostra banalità; così come non esistono realtà eccezionali: esiste la nostra eccezionalità di amore». Normalità è prima di tutto umiltà e modestia, virtù che ci consentono di vivere l’ordinario in modo straordinario anche se non siamo prossimi al premio Nobel.