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Sopportare le prove della vita

Così parla il Signore degli eserciti: «Ecco, io li fonderò nel crogiuolo per saggiarli»
Geremia 9, 7

Beato l’uomo che sopporta la prova; perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promesso a quelli che lo amano
Giacomo 1, 12

Innanzitutto, bisogna sgombrare il campo dalla sensazione che dietro queste parole ci sia il pensiero che Dio è all’origine delle prove che sovente piombano sulla nostra vita (un pensiero che comunque non è estraneo alla Bibbia). Qui c’è qualcosa di diverso, e cioè che Giacomo effettivamente dà un valore alle prove della vita e riconosce loro una funzione nel dare solidità alla fede. Quindi, il credente è chiamato a sopportare la prova, che in definitiva è un atteggiamento spirituale di fortezza e di speranza che determina la qualità della fede.

Sopportare la prova significa – prima ancora di assegnare colpe a se stessi e ad altri – di prendersi del tempo per mettersi all’ascolto. La fede soprattutto ascolta; ascolta la parola di Dio, si lascia giudicare da essa; e ascolta anche il fratello e la sorella, affinché quella parola ci giunga da fuori di noi. Ascoltare vuol dire raccogliere, e non soltanto rimuginare, pensieri per cercare il senso di ciò che ci accade.

Sopportare la prova significa anche – prima di soccombere o fuggire – di assumersi la responsabilità della propria vita. La fede ascolta e poi risponde, non solo con le parole, ma anche con le azioni degli uomini e delle donne libere, che sanno prendere decisioni e non hanno un «animo doppio, instabile in tutte le sue vie». Essere responsabili vuol dire attuare le risposte concrete alle nostre prove.

Il credente non è chiamato ad una superiorità morale, però effettivamente gli viene chiesto di non lasciarsi vivere. Una fede provata è a sua volta prova di speranza, di fiducia, e di amore per il Signore, il quale ci rende destinatari della promessa della «corona della vita», che è il segno della vittoria lì dove sembrava profilarsi un fallimento.