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Gli esuli di Babilonia e l’interesse personale

«Voi vi aspettavate molto ed ecco c’è poco; ciò che avete portato in casa, io l’ho soffiato via. Perché?» dice il SIGNORE degli eserciti. «A motivo della mia casa che è in rovina, mentre ognuno di voi si dà premura solo per la propria casa»
Aggeo 1, 9

Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore
Romani 12, 11

Gli oracoli del profeta Aggeo sono facilmente databili. Secondo le sue stesse affermazioni i quattro (o cinque) oracoli profetici che compongono il suo libro, sono stati rilasciati agli esuli ritornati da Babilonia, fra i mesi di agosto e dicembre dell’anno 520 a. C. Vale a dire il sesto anno del regno di Re Dario I, esattamente 18 anni dopo il decreto di Ciro I che autorizzava gli ebrei (ma anche molti altri popoli trattenuti dai babilonesi in territori diversi a quelli di provenienza) a ritornare a Gerusalemme per ricostruire la città e il tempio. Questo è il contesto storico del ritorno (raccontato nei dettagli dai libri di Esdra e di Neemia). Gli esiliati che sono arrivati nella Palestina pieni di sogni, progetti e speranze, si trovano di fronte ad una realtà estrema di povertà e di rovina: le città sono distrutte, la campagna devastata e incolta, il paese è in preda a bande di beduini predoni. 

Di fronte a questa realtà di desolazione gli esuli dimenticano i sogni di restaurazione e di riedificazione del Tempio, ciascuno inizia a ricostruire la propria casa e a preoccuparsi del proprio interesse particolare. Questo atteggiamento di ripiego su se stessi, sul privato e l’interesse contingente a discapito del progetto nazionale di ricostruzione del Tempio e della nazione è fortemente criticato dal profeta.

Il primo oracolo, di cui forma parte il testo proposto oggi dal Lezionario Un giorno una parola, è rivolto a Zorobabele, il governatore di Giuda, e a Giosuè, il sommo sacerdote del tempo, le due autorità che rappresentano la speranza della rifondazione di Israele. Nell’oracolo il popolo è esortato a ricostruire il Tempio e le mura della città, garanzia della protezione divina e dell’unità nazionale necessaria per riportare ordine, giustizia e stabilità al popolo. Gli argomenti sono due: è vergognoso che nell’interesse di ognuno prevalga la ricostruzione della propria dimora, e che la Casa del Signore venga per ultimo; la terra continuerà ad essere infeconda finché il Tempio e le mura della città non saranno ricostruiti. Quest’esortazione convincerà le autorità e il popolo ad iniziare, senza ulteriori ritardi, i lavori di ricostruzione del Tempio e delle mura della città, opere necessarie alla ricostruzione del progetto nazionale del popolo di Dio.