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Le lettere dei militari

Su due aspetti fa riflettere il nuovo libro della Claudiana* che raccoglie le testimonianze di militari del Pinerolese durante la Prima guerra mondiale.

A cento anni dalla conclusione dell’assurdo e sanguinoso conflitto che ha segnato la prima parte del Novecento, infatti, anche la Claudiana ha deciso di dare spazio al ricordo.

Il primo aspetto riguarda un modo di comunicare oggi quasi del tutto superato. Nel libro infatti sono protagoniste le lettere, unico modo per comunicare dalle trincee del fronte dell’est Italia verso il lontano ovest. Nell’era di WhatsApp, dei telefoni mobili, di Internet e dell’istantaneità della comunicazione il lavoro di Giordano e Sansoè ci riporta a un mondo ormai quasi del tutto dimenticato: quello delle lettere e della carta.

Sono prima di tutto i numeri a colpire il lettore: complessivamente (lettere e cartoline da e per il fronte) furono scritte oltre 4 miliardi di lettere. A grandi linee, 3 milioni al giorno. Numeri incredibili, anche perché devono essere contestualizzati in un momento storico in cui l’analfabetismo medio in Italia era vicino al 38% (e in alcune zone raggiungeva il 70%). La guerra e la lontananza dalla casa e dai cari spingevano tutti a scrivere, a dare notizie e a richiederne.

E proprio qui emerge il secondo aspetto interessante del libro. La storia, quella «grande», quella che ha segnato in modo particolare l’Europa, viene raccontata dal basso, dalle persone che la vivono sulla propria pelle. Testimonianze importanti, che raccontano della quotidianità, di «storie piccole» che si inseriscono in un contesto che difficilmente dalla trincea si poteva intravedere. Si ritrovano naturalmente errori, difficoltà nel costruire i periodi, grafie spesso insicure che però passano in secondo piano perché il contenuto ha un valore molto più elevato (e bisogna tenere conto anche della censura che interveniva direttamente sulle lettere).

Nel libro, con un apparato fotografico molto interessante e ricco, troviamo le testimonianze di Enrico Borno, che da Roccapiatta (Prarostino) finisce in Albania, passando per Mondovì; quella di Ettore Guigou oppure il ruolo importante della chiesa valdese e cattolica, con i propri ministri di culto, nel mantenere i rapporti con i soldati al fronte (e qui compaiono anche testi in francese). Le due ultime sezioni sono dedicate alla corrispondenza della famiglia Quaglia e di Sebastiano Gastaldi.

*Giulio Giordano e Rebecca Sansoè, Così scrivevano – Lettere di militari nella Prima guerra mondiale, Claudiana 2018.