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Avere 12 anni… 75 anni fa!

Leggendo i giornali non sembra così, ma stiamo vivendo nell’epoca più pacifica della storia, come sostiene l’ultimo libro di Steven Pinker. Forse non realizziamo neanche la nostra fortuna. Per questo la gita autunnale dei precatechismi della val Pellice, tenutasi il 9 dicembre a Torre Pellice, ha provato a proiettare i ragazzi in un’altra epoca. Dopo aver partecipato attivamente al culto curato della diacona Karola Stobäus, si è subito iniziato a giocare. Siamo troppo abituati ai videogiochi, ai cellulari o alla televisione… ma cosa succedeva quando non esistevano? I ragazzi giocavano e si divertivano come oggi? Certo, solo con quello che potevano facilmente trovare o fabbricarsi: fionde, figurine, sassi, bottoni, cerchietti lanciati con bastoncini di legno, ma anche una semplice corda poteva bastare, provare per credere! Dopo l’armistizio del ’43 però, con i partigiani in montagna e le modeste razioni di cibo regolate dalle carte annonarie, il tempo per giocare non era di sicuro molto. Già a 12 anni si iniziava a lavorare in fabbrica, si aiutava in casa o nei campi la propria famiglia o, essendo giovani e poco sospetti, si portavano messaggi clandestini per i partigiani, ignari dell’enorme pericolo che si stava correndo.

Nel pomeriggio i ragazzi hanno perciò sfidato gli animatori, dislocati in giro per Torre Pellice dove allora c’erano i presidi fascisti: alla caserma Ribet, al Convitto valdese, in una villa al fondo di viale Dante. Obiettivo della caccia al tesoro: portare cibo e medicine (i ragazzi), un messaggio segreto (le staffette), e documenti falsi per sé e per i partigiani (i falsari) al blocco situato a Santa Margherita, in modo da supportare i partigiani in alta valle. Si è perciò unito l’aspetto del gioco alla conoscenza della Torre Pellice di allora, con i falsari che dovevano recuperare indizi alla Tipografia Alpina, le staffette che portavano messaggi verso Villa Jervis e i ragazzi che vicino a un presidio fascista affrettavano il passo stando ben allerta, come allora realmente accadeva! Nonostante il tema difficile i ragazzi e le ragazze si sono ben calati nei diversi personaggi, riuscendo più di una volta a beffare gli animatori nel tentativo di non destare sospetti, dovendo portare con sé alcuni oggetti che, se scoperti, avrebbero potuto essere requisiti.

Per fortuna era solo un gioco e ci auguriamo di non dover più vivere dei momenti tali, che nessuno nel mondo dovrebbe affrontare. È importante però ricordare le persone che allora lottarono per la libertà che ora tutti abbiamo, come Jervis, Favout e Toja, ma anche i semplici ragazzini cui venivano affidate enormi responsabilità, probabilmente troppo grandi per la loro giovane età.

Grazie ai partecipanti da Caleb, Giulia, Jennj, Monica, Patrizia e Simona… alla prossima!