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Oltre il ponte: l’ultima fatica del Gruppo Teatro Angrogna

È da molto tempo che il Gruppo Teatro Angrogna è sulla scena – non solo alle Valli, ma anche all’estero, tanto che quest’anno ha festeggiato i cinquant’anni di palcoscenico di una delle sue protagoniste, Marisa Sappè. In questo mezzo secolo di attività, il Gta non ha solo prodotto e messo in scena degli spettacoli che hanno registrato un certo successo, ma ha anche raccolto e riproposto del materiale raccolto dalla memoria popolare. C’è un filo rosso che tiene unito tutto questo lavoro, grande e appassionato, ed è la volontà di tenere viva la memoria per analizzare il presente e costruire il futuro. Già, passato e futuro: tra questi due poli si situa la produzione del Gruppo che, pur cambiando nel tempo molti dei suoi attori, ha mantenuto una sua compattezza e una capacità di elaborare in gruppo gli spettacoli e il messaggio che a essi viene affidato. Ricordo al riguardo le prime performance sul tema della guerra e degli scioperi alle Valli, e poi A la brua o Jongleurs! dedicati alla storia valdese, fino alle ultime che ripercorrono gli anni più recenti attraverso la riproposizione di figure significative o con invenzioni a tratti oniriche, come in Fort Village.

Ora, questo percorso viene sintetizzato e riproposto attraverso un cd dal titolo Oltre il ponte che raccoglie quattordici canzoni che spaziano, per contenuti e forma, dal tradizionale alla canzone d’autore, dai canti di lavoro e di resistenza alle courente ballate nei solai nei giorni di festa. È dunque la vita, nella sua varietà, che ci viene raccontata attraverso il canto e la musica, che da sempre accompagnano le varie espressioni dell’esistenza. Apre la celebre canzone, musicata da Sergio Liberovici su una poesia di Italo Calvino, Oltre il ponte, che dà il titolo al cd. Seguono canti di lavoro come Nebbia alla Valle o L’amarezza delle mondine. La Resistenza è presente, oltre che con il citato Oltre il ponte, con Canto dei deportati. Colpisce e dona un sorriso, infine, il brano che chiude la rassegna: Ho visto un re – o meglio: Ho visto un gen… dove, riprendendo la musica e il tessuto della celebre canzone di Dario Fo e Enzo Jannacci si racconta di un generale, di un ricco, di un politico e di un povero diavolo che si presentano al Giorno del Giudizio. Ovviamente con esiti ben diversi. È, questa, la scena finale dello spettacolo Fine del mondo a Pra del Torno. Si diceva del rapporto tra passato e futuro nella produzione del Gta. Può essere riassunto da una strofa della canzone che dà il titolo al cd: «E vorrei che quei nostri pensieri, / Quelle nostre speranze d’allora, / Rivivessero in quel che tu speri, / O ragazza color dell’aurora».