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L’essenza di Dio è pietà e consolazione

Esultate, cieli, e tu, terra, festeggia! Prorompete in grida di gioia, monti, poiché il Signore consola il suo popolo e ha pietà dei suoi afflitti
Isaia 49, 13

È grazie a Lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione
I Corinzi 1, 30

I capitoli 40-55 del libro di Isaia, quello che viene definito il Deuteroisaia, sono fra i più belli del Primo Testamento. Poderosi, entusiasti, pieni di speranza, aprono storicamente al rimpatrio degli esuli da Babilonia, ma ci propongono al contempo la figura del Servo dell’Eterno, già individuato dall’antico Israele nel Messia tanto atteso e identificato dai primi cristiani con la persona di Gesù.

Nel capitolo 49 troviamo due meravigliosi versetti. 

Il versetto 6 del cap. 49 apre la visione sulla grandezza del Servo e sulla vastità del compito che Dio gli affida: «È troppo poco che tu sia mio servo per rialzare le tribù di Giacobbe, per ricondurre gli scampati di Israele; voglio fare di te la luce delle nazioni, lo strumento della mia salvezza fino alle estremità della terra». 

Il versetto 15 ci propone l’immagine quasi inattesa di un Dio teneramente materno: «Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, smettere di aver pietà del frutto delle sue viscere? Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te».

E dunque: «Esultate cieli e tu terra festeggia!». Tutta la creazione – ed in essa ogni creatura – riconosca con giubilo che Dio ha programmato la salvezza, la completezza, la vita eterna fino alle estremità degli universi che sono nati dalla sua sapienza, dalla sua parola, dal suo spirito. Cieli e terra – come ci dice il primo versetto della Genesi – sono tutto ciò che ha preso vita dalla mente di Dio. 

Se estendiamo il concetto di «popolo» di Dio a tutto il creato, il quale geme ed è in travaglio, secondo il pensiero dell’apostolo Paolo (Romani 8, 22), ci vien detto che ad ogni creatura Dio si presenta come una madre che non si dimentica del frutto delle sue viscere. 

Dio consola ed ha pietà – dice il profeta – del suo popolo e dei suoi afflitti. E poiché tutto è suo, né esiste alcunché all’infuori di lui l’essenza di Dio è pietà e consolazione. Gioiamo dunque ed esultiamo, Dio non dimentica, Dio non ha dimenticato neppure uno di noi, tutti siamo presenti e vivi in Lui in eterno.