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Pisa, la moschea e i diritti che non sono per tutti

Quante volte, in cuor nostro, abbiamo auspicato che l’Italia divenisse un paese “normale”. Un paese in cui, quando cambia un governo o un’amministrazione comunale, lo Stato continua a garantire lo spazio di legalità in cui tutti possono operare in libertà. Insomma le politiche possono e devono cambiare, ma il rispetto e la garanzia dei diritti rimane un elemento di continuità nel passaggio di testimone tra schieramenti politici diversi. La libertà religiosa e i diritti che ne conseguono costituisce, in particolare, un elemento costitutivo di un paese che vuole essere una democrazia liberale. Ce lo ricordano la nostra Costituzione repubblicana e ce lo ricordano gli atti fondativi  delle grandi nazioni occidentali, basti pensare al primo emendamento della Costituzione Federale degli Stati Uniti d’America: «Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione; o che limitino la libertà di parola, o di stampa; o il diritto delle persone di riunirsi pacificamente in assemblea e di fare petizioni al governo per la riparazione dei torti.»

La vicenda della Moschea a Pisa si inserisce in questo orizzonte. La Comunità Musulmana ha comprato un primo appezzamento nel 2013 e un secondo nel 2014. L’amministrazione comunale di centrosinistra del tempo si dichiarò favorevole alla costruzione del locale di culto e il progetto è stato presentato per la prima volta nel maggio del 2016. Secondo le richieste degli uffici tecnici è stato modificato fino all’attuale versione definitiva. Nel frattempo le elezioni comunali hanno visto la vittoria del candidato di centrodestra e hanno dato alla  città una nuova amministrazione comunale. La Lega, in particolare, durante la campagna elettorale aveva promesso la messa in discussione della decisione presa precedentemente. Insediata la giunta è cominciata la guerra politica e amministrativa, con divisioni nella stessa maggioranza di governo. Si è arrivati così alla scadenza dei termini previsti per una risposta definitiva da parte dell’amministrazione senza alcun atto formale. La Comunità musulmana si è mossa allora con una diffida e, a seguito di questa, la commissione servizi ha chiesto ulteriori piccole modifiche del progetto, subito presentate. Da segnalare sono anche i due referendum finalizzati a bloccare l’intera operazione, il primo nel 2016 bocciato per invalidità di firme e il secondo, del 2018, dichiarato inammissibile dal comitato dei garanti del Comune di Pisa.

Per il prossimo futuro c’è da sperare che tutte le forze politiche manifestino la consapevolezza dell’alto ministero a cui sono chiamate e che la pur legittima ricerca del consenso avvenga, al di là del colore politico di ciascuna, nella piena valorizzazione dei diritti sanciti nella carta fondante della nostra Repubblica. Lo Stato non può abdicare al suo ruolo di garante della legalità e insieme della libertà e non può rischiare di spingere chi lo cerca per professare la propria fede alla luce del sole in un angolo di oscurità dove il diritto è bandito. 

Il consiglio di chiesa della Chiesa Valdese di Pisa ha ritenuto che rientrasse nelle proprie responsabilità di richiamare le istituzioni locali al ruolo autonomo di chi è stato eletto per presidiare lo spazio mondano secondo regole condivise. E lo ha fatto pubblicando un documento che riproduciamo qui.

Foto. Pisa Lungarno, di Luca Aless – Opera propria