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Una scorta civica permanente per la giornalista minacciata

Oltre 450 tra associazioni, Chiese e semplici cittadini hanno firmato una petizione rivolta ai vertici della Rai perché non lasci sola Maria Grazia Mazzola, la giornalista del Tg1 che, il 9 febbraio 2018, a Bari è stata aggredita e minacciata di morte da Monica Laera, moglie del boss Caldarola. La Procura di Bari ha chiuso le indagini riconoscendo il carattere mafioso dell’aggressione subita dalla giornalista. Dinanzi a questa verità accertata ci si sarebbe aspettati dalla Rai un rilevante impegno a dare risalto alla notizia, e invece l’Azienda ha dedicato in chiusura del Tg1 un breve spazio alla vicenda penalizzando il diritto dei cittadini a conoscere l’evoluzione di un procedimento giudiziario su un’aggressione mafiosa.

Proprio per questo oltre 450 tra associazioni, sindacati, imprenditori, volontari, giornalisti hanno deciso di firmare una petizione rivolta ai vertici della Rai (amministratore delegato Fabrizio Salini e presidente Marcello Foa) perché non lasci sola la giornalista che, a breve, dovrà presentarsi come parte offesa al Tribunale di Bari proprio davanti al clan che l’ha aggredita e minacciata di morte. Una sorta di scorta civica permanente a difesa di Maria Grazia Mazzola.

«Noi associazioni della società civile», si legge nella petizione, «ci rivolgiamo ai vertici della Rai a tutela della storia professionale dell’inviata speciale del Tg1 Maria Grazia Mazzola. Non vorremmo si ripetesse il rito di circondare di cortine fumogene una giornalista scomoda che divulga notizie sgradite ad ambienti della criminalità organizzata, penalizzandola oltretutto nella carriera professionale. L’arma della solitudine dei liberi e forti è stata troppe volte brandita nel nostro Paese».

«È compito dei giornalisti vigilare», prosegue il testo, «è dovere dei cittadini protestare, ma è anche obbligo della Rai – che è dei cittadini – tutelare chi, come Maria Grazia Mazzola, da trent’ anni si occupa di mafie, con una informazione corretta senza appartenenze politiche, rischiando in prima persona».

La petizione è accompagnata da una lettera con la quale Lorenzo Ferraro, presidente dell’associazione culturale e di volontariato Cavalieri di San Martino, a nome dei firmatari, esprime preoccupazione per l’incolumità della giornalista e si chiede se «la Rai le stia dandogli strumenti concreti di garanzia» e assicura, in attesa di una risposta dai vertici aziendali, di considerarsi «una scorta civica permanente a difesa di Maria Grazia Mazzola».

Tra i primi firmatari: don Luigi Ciotti, presidente di Libera e fondatore del Gruppo Abele; Giulia Potenza e Laura Piretti, responsabili nazionali dell’Unione donne in Italia (Udi); Lazzaro Pappagallo, segretario dell’Associazione Stampa romana; Ivana Galli per la segreteria nazionale Flai Cgil; Salvatore Giuffrida, presidente Federazione Rete No Mafie; il pastore e teologo valdese Paolo Ricca; Giovanni Arcidiacono, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia.

«A nome di tutta l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia – scrive Arcidiacono – le esprimo la piena adesione e sottoscrizione della petizione a favore della giornalista Maria Grazia Mazzola, nostra sorella in fede, affinché nel nostro Paese sia garantito l’esercizio della libertà di stampa, così come prescritto dall’art. 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazione o censure”. Condividendo con la nostra sorella giornalista il suo auspicio di alzare la guardia sull’informazione non solo rispetto alle mafie, ma anche rispetto alla cultura, confermiamo con lei l’amore verso il nostro Paese».

Per leggere il testo integrale della petizione cliccare qui.