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Luterani. Imparo ciò che vivo

«La Chiesa luterana ha accolto questo progetto con entusiasmo perché crede nei valori di integrazione e contrasto alle ingiustizie e a ogni forma di violenza. Grazie alla Celi Imparo ciò che vivo è offerto gratuitamente alle scuole e questo è molto importante perché permette anche alle scuole che hanno meno fondi di avere accesso a questa esperienza» Così Daniela Barbuscia, responsabile della Diaconia della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi) ha raccontato il progetto rivolto alle scuole che proprio in questi giorni sta entrando nel vivo delle sue attività.

Imparo ciò che vivo è un progetto rivolto alle scuole, promosso e realizzato dalla Celi in partnership con l’Associazione Bimbo Aquilone onlus. 

Bimbo Aquilone onlus, nasce nel 1996 in Puglia; all’inizio della sua attività si è occupata di sostegno a distanza e con il tempo si è aperta ad altre azioni sempre a supporto dell’infanzia, con la volontà di portare avanti il riconoscimento per tutti i bambini dei diritti fondamentali.

«Lo scopo del progetto è educare al rispetto dell’altro come persona e come persona differente da noi e considerare la diversità come fonte di ricchezza. È un percorso importante per i bambini in cui facciamo notare come tutti siamo diversi e come uno scambio di culture e abitudini sia fonte di ricchezza per tutti», ha sottolineato Barbuscia ricordando che le attività sono rivolte a bambini e bambine della scuola primaria e secondaria di primo grado con particolare attenzione agli alunni di quarta, quinta elementare e prima media e alle loro famiglie.

Con l’aiuto di un personaggio animato, Bull, e il supporto di materiali audio-video, il progetto si focalizza su diverse aree come la lotta al bullismo e al cyberbullismo, la società pluralista, i diritti dei minori e la loro difesa, opportunità e rischi nell’uso della tecnologia, essere cittadini, essere importanti, le regole d’oro della buona cittadinanza, alimentazione sana e corretti stili di vita. Tutto ciò per educare ad una maggiore consapevolezza di cosa significhi rispettare se stessi e gli altri e a vivere con valori acquisiti attraverso un personale sviluppo etico, prestando attenzione ai fenomeni tipici della nostra epoca, in particolare il bullismo.

Il progetto si articola in 7 “lezioni” mensili di un’ora rivolte ai ragazzi, e tre incontri con i docenti e i genitori in un’ottica di coinvolgimento attivo delle famiglie e di un’interazione tra scuola e nucleo familiare.

«I temi saranno affrontati da professionisti, esperti in progetti di sensibilizzazione ed educazione per l’infanzia: avvocati specializzati in Diritto di famiglia e del minore, giornalisti esperti nei temi dell’integrazione e delle diversità, ingegneri, medici, appartenenti alla Polizia Postale. Crediamo infatti che l’esperienza personale sia fondamentale nella comunicazione con i ragazzi e le ragazze e che stimoli in loro una riflessione sui buoni modelli da tenere presenti» ha proseguito Barbuscia.

Imparo ciò che vivo ha ormai tre anni di esperienza. È partito da Roma con una scuola di circa 500 ragazzi, si è spostato a Torre del Greco lo scorso anno, nella scuola luterana Gesù di Nazareth e ha coinvolto circa 300 ragazzi, e adesso è a Trieste e Roma e raccoglie otto scuole per un totale di 700 ragazzi raggiunti.