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La Bibbia ha (quasi) sempre ragione

Gioele Dix, nome d’arte di David Ottolenghi, comincia la sua carriera teatrale alla fine degli anni ‘70 e solca i palchi di tutta Italia con le sue caratterizzazioni, i suoi personaggi e i suoi testi. Riconosciuto per l’ironia e la satira che accompagna il suo lavoro di attore e cabarettista, riesce ad affrontare le tematiche più diverse senza abbandonare quello che è un mezzo, una lente attraverso cui far passare la realtà e leggerla attraverso quei dettagli che ci rendono tutti uguali, ovvero i nostri difetti, le nostre contraddizioni e gli errori in cui inciampiamo inevitabilmente nel corso della vita. In un mondo in cui è sempre più rara l’ironia, rischiamo spesso di prenderci troppo sul serio e l’ambito religioso non è certamente escluso.

Il suo libro La Bibbia ha (quasi) sempre ragione esce dopo dodici anni, questa volta edito da Claudiana, corredato da alcune parti inedite e nuovi capitoli che approfondiscono l’esegesi che l’autore fa delle sacre Scritture. Un rapporto profondo, sempre fonte di nuovi stimoli, che Gioele Dix, la cui famiglia è di origine ebraica, propone ai nuovi lettori e ha portato a Milano con una presentazione spettacolo presso il tempio valdese.

Ne parla l’autore.

Cosa ha significato la serata al tempio valdese di Milano e lavorare con una casa editrice come la Claudiana?

«Nella mia vita, già durante la scuola, ho incrociato più volte i valdesi e sono sempre stati degli incontri felici. Poi la Claudiana, mi riferisco a quella di Milano, è diventata un punto di riferimento perché è una libreria fornitissima di tutto ciò che riguarda la religione, l’ebraismo, la filosofia e tanto altro. Siccome la teologia è una passione che ho da tanti anni, spesso l’ho frequentata, e naturalmente essendo contiguo mi sono anche avvicinato al tempio e alla comunità. Quando poi ho conosciuto Manuel Kromer è venuta l’idea di fare qualcosa insieme, così scritto l’introduzione al libro di Brunetto Salvarani di qualche anno fa, Il Vangelo secondo i Simpson, che mi sembrava un titolo divertente e intelligente. Poi, una volta conclusi i diritti dell’editore precedente, mi è sembrato molto bello riprendere il mio libro, che aveva già avuto una sua vita molto fortunata, per riproporlo aggiornato con Claudiana. È sembrato un segno del destino che ci si potesse incrociare sul piano pratico oltre che su quello delle intenzioni».

Da suo punto di vista, cosa c’è di divertente nell’affrontare un testo come la Bibbia?

«Diciamo intanto che l’ironia è un’arma che mi è stata fornita, una capacità che ho ricevuto soprattutto attraverso il sangue, da mio padre e mio nonno. Abbiamo sempre avuto un approccio ironico verso le cose perché è molto utile; la vita è complicata, faticosa, piena di contraddizioni, di inciampi e quando si ha la capacità e la possibilità di ridere un po’, di sdrammatizzare, di vedere il lato buffo delle cose, questo diventa una sorta di medicina. La vita è fatta di tante pieghe e non può essere lasciata fuori l’ironia. Il rapporto con la fede lo intrattengo, in maniera sempre più matura, da tanti anni ed è un rapporto vitale e vivace. In questo libro scherzo su storie e personaggi della Bibbia, lo faccio con il rispetto di chi ama e considera un’ispirazione e una guida questo testo. Si parla di fragilità e di guai che gli uomini e le donne fanno soprattutto nel tentare di vivere e trovare la propria strada; naturalmente per me che sono uno che si ciba di tutte le cose che vanno storte, e lo faccio anche con me stesso, non potevo non buttarmici dentro. La Bibbia è un grande mare pieno di ispirazioni di ogni genere, dalla scintilla poetica all’elenco di nomi, per cui è una sorta di stimolo continuo. Tra l’altro per secoli non è mai cambiata, ma siamo noi che cambiamo durante la nostra vita. A seconda dell’età possiamo essere più o meno sensibili a certe parti e non ad altre, quindi la Bibbia è anche una specie di metro per misurare la nostra crescita, o la nostra decrescita».