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L’Italia dice no a una gestione globale delle migrazioni

Il governo italiano lancia un nuovo segnale di chiusura al mondo sul tema delle migrazioni. Nella giornata di mercoledì 28 novembre, infatti, il ministro degli Interni, Matteo Salvini, ha annunciato che, contrariamente a quanto sostenuto negli ultimi due anni, l’Italia non sottoscriverà il Global Compact for Migration, un documento redatto dalle Nazioni Unite in collaborazione con i Paesi maggiormente coinvolti nel fenomeno migratorio. A rafforzare questa scelta, il governo ha reso noto che non parteciperà alla conferenza intergovernativa sulle migrazioni che avrà luogo a Marrakech, in Marocco, il 10 e 11 dicembre prossimi.

Questa decisione rappresenta un cambio di orientamento rispetto al passato, anche recente: a settembre, infatti, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva annunciato la partecipazione dell’Italia alla conferenza e la volontà di sottoscrivere il documento, rimanendo quindi nel solco tracciato con la Dichiarazione di New York per rifugiati e migranti del 19 settembre 2016. Era stato il governo guidato da Matteo Renzi a sottoscrivere la dichiarazione e a impegnarsi nella stesura del Global Compact, una volontà che anche il ministro degli Esteri dell’attuale governo, Enzo Moavero Milanesi, aveva sostenuto, affermando che «quello che faremo a Marrakech è di importanza fondamentale» e che il governo era soddisfatto del processo, perché  «la bozza finale rappresenta un compromesso molto buono». Mercoledì 28, invece, Conte ha dichiarato che il Global Compact for Migration, chiamato erroneamente Global Migration Compact dal governo italiano, «pone temi e questioni diffusamente sentiti anche dai cittadini» e che il governo ritiene opportuno portare il dibattito in Parlamento e «rimettere le scelte definitive all’esito di tale discussione».

Il documento

Il Global Compact for Migration non è un testo vincolante, ma intende stabilire e ribadire alcuni principi nella gestione del fenomeno migratorio, dalle partenze all’accoglienza, così come richiesto da funzionari, operatori e studiosi del tema a livello globale. Non si tratta dunque di un insieme di proposte concrete, ma di uno strumento che pone 23 obiettivi, molti dei quali già integrati nel diritto internazionale, per una migrazione “sicura, ordinata e regolare” (articolo 16).

Tra gli obiettivi, alcuni piuttosto tecnici, è possibile individuare alcuni nodi particolarmente sensibili, come «minimizzare le condizioni avverse e i fattori strutturali che spingono le persone a lasciare il proprio Paese di origine» (obiettivo 2), mentre sul piano della legalità gli obiettivi 4 e 5 parlano rispettivamente della necessità di assicurare che tutte le persone migranti siano in possesso di documenti di identità e della promozione di canali regolari di immigrazione.

Il documento si occupa anche del rischio di social dumping che lo sfruttamento dei lavoratori porta con sé, una questione che in Italia è evidente nel fenomeno del caporalato.

Le critiche

I primi a chiedere al governo di smarcarsi dalla firma del Global Compact for Migration sono stati i parlamentari e le parlamentari di Fratelli d’Italia, che avevano presentato un’interrogazione molto critica nei confronti del documento, accusato di mettere sullo stesso piano migranti economici e rifugiati.

In effetti, nel terzo punto del Preambolo è possibile leggere che «migranti e rifugiati possono affrontare diverse sfide comuni e vulnerabilità simili»; tuttavia, basta osservare il punto successivo per notare che «rifugiati e migranti hanno diritto agli stessi diritti umani universali e libertà fondamentali», ma che «sono gruppi distinti, regolati da differenti sistemi normativi. Solo i rifugiati hanno diritto a una specifica protezione internazionale definita dalle norme internazionali sui rifugiati». Nello stesso passaggio è possibile leggere che il Global Compact «si occupa di migranti in una cornice cooperativa che guarda alla migrazione in tutte le sue dimensioni». Insomma, questa prima critica appare ampiamente infondata, proprio perché si ribadisce ciò che già dovrebbe essere messo in atto da decenni, ovvero che tutte le persone, migranti e non, vanno poste sullo stesso piano nel campo del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Per la Lega, a sua volta molto critica nei confronti del documento, il problema è di sovranità. Lunedì 26 novembre il capogruppo della Lega alla commissione Esteri della Camera, Paolo Formentini, ha presentato una risoluzione per chiedere al governo di non sottoscrivere l’accordo, sostenendo che «sembra assurdo dare a un organismo non eletto che non risponde direttamente ai cittadini una competenza propriamente statuale». A dire il vero, il Global Compact for Migration non contiene nessuna norma che assegna alle Nazioni Unite competenze in materia di immigrazione, perché si tratta di un accordo-quadro di indirizzo, che non ha alcuna pretesa né valore normativo, ma che intende fornire strumenti per consentire a ogni Paese, Italia compresa, di siglare accordi bilaterali o multilaterali con altri Stati in una cornice di principi e comuni.

La sicurezza

In realtà, il Global Compact contiene alcuni temi che la Lega afferma di sostenere da tempo. L’obiettivo numero 9, per esempio, è quello di «rafforzare la risposta transnazionale al traffico di migranti», colmando quelle colpevoli assenze che hanno fatto spesso ripetere ai politici italiani che «l’Italia viene lasciata sola». In seconda battuta, l’obiettivo numero 11 parla di «gestire i confini in modo integrato, sicuro e coordinato», quindi di mettere in sicurezza i confini dei vari Paesi contrastando l’immigrazione irregolare e favorendo quella legale. Ancora, al punto 21 si parla di «cooperare nel favorire rimpatri e riammissioni sicure e dignitose, così come una reintegrazione sostenibile», un altro tema caro all’attuale ministro degli Interni.

Visto che in generale i contenuti del documento sembrano favorevoli all’Italia e a un governo che sostiene di volere soltanto legalità, è complesso comprendere la scelta dell’esecutivo, che si è allineato agli Stati europei più nazionalisti, come Ungheria, Polonia, Slovacchia e Croazia, e a realtà come quelle di Stati Uniti e Australia, allontanandosi dagli altri Paesi fondatori dell’Unione europea, in particolare Francia e Germania, che hanno sostenuto il processo di stesura dell’accordo.

Certo, non tutti gli obiettivi elencati nell’accordo sono in linea con quanto sostenuto dagli ultimi esecutivi italiani: per esempio il punto 13 prevede di «ricorrere alla detenzione solo come misura di ultima istanza e lavorare per individuare alternative», mentre il trattenimento amministrativo viene via via esteso, fino ai 210 giorni del Decreto Sicurezza e Immigrazione approvato mercoledì dalla Camera. Allo stesso modo, anche l’obiettivo numero 20, con il quale si chiede di «promuovere il trasferimento più rapido, più sicuro ed economico delle rimesse e favorire l’inclusione finanziaria dei migranti» va in direzione opposta rispetto alla tassazione imposta con il decreto fiscale alle rimesse superiori ai 10 euro verso Paesi non europei. Tuttavia, si tratta di aspetti non centrali nell’approccio globale alle politiche della migrazione.

Forse, quindi, alla base delle perplessità della Lega vanno individuate due pulsioni: da un lato la necessità di individuare nelle Nazioni Unite un rappresentante di quel “globalismo” che si trova gli antipodi del “sovranismo”, dall’altra la volontà di rinviare una discussione che nel nostro Paese è l’elefante nella stanza del discorso migratorio, la legge Bossi-Fini del 2003, con la quale si sono di fatto azzerati i canali legali di  ordinari per cittadini non comunitari, delegando la questione al piano umanitario e a scelte estemporanee.

Non è ancora chiaro se e quando il Global Compact verrà discusso in Parlamento: a oggi infatti non è stata calendarizzata e sarà necessario capire come si schiererà il Movimento 5 Stelle, non sempre pronto in questi mesi a smarcarsi dal “socio di minoranza” leghista di fronte a prese di posizione lontane dalla propria sensibilità originaria.

Gli obiettivi

1.Raccogliere e utilizzare dati accurati e disaggregati come base per politiche basate su elementi concreti

2.Ridurre al minimo i fattori negativi e i strutturali che costringono le persone a lasciare il loro Paese d’origine

3.Fornire informazioni accurate e tempestive in tutte le fasi della migrazione

4.Garantire che tutte le persone migranti abbiano le prove della propria identità legale e la documentazione adeguata

5.Migliorare la disponibilità e la flessibilità dei percorsi per la migrazione regolare

6.Agevolare il reclutamento equo ed etico e salvaguardare le condizioni che garantiscono un lavoro dignitoso

7.Affrontare e ridurre le vulnerabilità nella migrazione

8.Salvare vite umane e organizzare sforzi internazionali coordinati per le persone migranti disperse

9.Rafforzare la risposta transnazionale al traffico di persone migranti

10.Prevenire, combattere e sradicare la tratta di esseri umani nel contesto della migrazione internazionale

11.Gestire i confini in modo integrato, sicuro e coordinato

12.Rafforzare la certezza e la sistematicità delle procedure di migrazione per gestire in maniera appropriata screening, valutazione e rinvio

13.Ricorrere alla detenzione solo come misura di ultima istanza e lavorare per individuare alternative

14.Migliorare la protezione consolare, l’assistenza e la cooperazione nel ciclo migratorio

15.Garantire l’accesso ai servizi di base per le persone migranti

16.Responsabilizzare le persone migranti e le società affinché si realizzino la piena inclusione e la coesione sociale

17.Eliminare tutte le forme di discriminazione e promuovere un discorso pubblico basato su elementi concreti per modellare la percezione della migrazione

18.Investire nello sviluppo delle competenze e facilitare il riconoscimento reciproco delle competenze e delle qualifiche

19.Creare condizioni affinché i migranti contribuiscano pienamente allo sviluppo sostenibile in tutti i paesi

20.Promuovere il trasferimento più rapido, più sicuro ed economico delle rimesse e favorire l’inclusione finanziaria dei migranti

21.Cooperare per agevolare il ritorno sicuro e dignitoso e la riammissione, nonché la reintegrazione sostenibile;

22.Stabilire meccanismi per la portabilità dei diritti di sicurezza sociale e dei benefici ottenuti;

Rafforzare la cooperazione internazionale e la partnership globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare