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Rinunciare alle sicurezze

Il Signore ti proteggerà, quando esci e quando entri, ora e sempre
Salmo 121, 8

Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura
Ebrei 13, 14

«Casa mia, casa mia: per piccina che tu sia tu mi sembri una badia» dice un noto proverbio; ed è vero: per minuscola che sia la nostra abitazione e per piccolo che sia il nostro paesino, ci sono cari; sappiamo che sono dimore provvisorie e tuttavia ci siamo affezionati; inoltre, casa e paese rappresentano quell’insieme di ricordi e di tradizioni che sono parte della nostra identità e ci definiscono; andarsene è sempre difficile: «partire è un po’ morire», dice un altro proverbio; e quando ritorniamo – se ritorniamo – non siamo più gli stessi: le nuove esperienze ci hanno cambiato; ma anche chi è rimasto è diventato un altro e spesso ci si conosce in virtù di un passato comune, ma non ci si riconosce più in un presente che ci vede ormai estrani e può perfino renderci sospetti ed esporci a pericoli.

Questa è l’esperienza di tanti uomini e tante donne che si sono convertiti al Dio di Gesù Cristo e hanno accettato di vivere la loro fede alla luce del sole, con coerenza, lasciando la propria «comfort zone»; non è sempre facile uscire da usanze religiose consolidate, dalla sicurezza pacifica del «si è sempre fatto così», e da tutta quella serie di pratiche che vengono automatiche e si fanno senza pensare.

Siamo giustamente legati alla nostra famiglia, agli amici, al nostro villaggio e a tutte le cose e le persone che riassumiamo con la parola «casa»; testimoniare fedelmente Cristo può significare tagliare questocordone ombelicale; ma com’è possibile offrire «continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome» (Ebr. 13, 15), se si rimane credenti in incognito? Se non si ha il coraggio di uscire fuori, venire allo scoperto, mettersi in cammino – e non a caso, forse, all’inizio della sua storia il cristianesimo era chiamato «la via» – obbliga a rinunciare a molte sicurezze, ma permette anche di acquisirne di nuove e definitive; lasciamo una casa e un’identità provvisorie, destinate a passare, perché: «Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura»; ciò non significa sminuire i nostri ieri, ma dare il giusto valore ai nostri domani donatici in Cristo.