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I volti delle migrazioni dalle valli

Una tessitura di voci sul tema delle migrazioni dalle Valli in età moderna arriva dal XIV Convegno storico del Laux svoltosi nel 2017, i cui atti sono stati pubblicati recentemente*.

La prima relazione di Luca Patria presenta due riuscite affermazioni sociali che radicano oltralpe il loro successo nei decenni iniziali del Cinquecento: Jean Girard, barba di Meana, apprende le più aggiornate tecniche dell’arte tipografica e sarà per vent’anni il principale stampatore-editore nella Ginevra di Calvino. I fratelli Gros, Berton e César, originari di Riva di Chieri, a partire dalla loro abilità mercantile a Lione, accumulano denaro, ottengono progressive conferme del loro prestigio, territorializzano il potere con feudi sulla Strada di Francia (Bruzolo e San Giorio), giocano a Lione le migliori carte di adulazione con il finanziamento e la promozione libraria e, strategicamente, mantengono sia la fedeltà sabauda sia quella francese.

Marco Fratini ci conduce nelle terre calabre teatro dello sterminio del 1561, e in Irpinia e Puglia, dove i missionari gesuiti estirpano l’eresia con un’intensa campagna di conversioni. La relazione informa sui recenti indirizzi di ricerca, pone domande nuove e richiama l’attenzione sul patrimonio documentario ancora in parte da esplorare. Gabriel Audisio suggerisce una lettura delle migrazioni intra-alpine del Quattro-Cinquecento attraverso tre livelli di adattamento: inserimento, integrazione e assimilazione. Dalle fonti emerge che, dopo circa settant’anni di riuscita integrazione, l’atteggiamento nei confronti dei valdesi provenzali cambia: il propagarsi della Riforma induce le autorità politiche e religiose a una crescente persecuzione. I valdesi insediati nel Luberon, non volendo rinunciare all’identità religiosa, mancano l’ultimo livello di adattamento; il massacro del 1545 è il tragico esito.

Un nuovo capitolo migratorio, questa volta nella Germania del Sud, è trattato da Marco Bettassa. Con la revoca dell’Editto di Nantes (18 ottobre 1685), Luigi XIV spegne il faro della libertà religiosa obbligando gli ugonotti a mettersi in cammino sulle strade d’Europa. Stessa sorte tocca ad altri sudditi del sovrano, gli abitanti della val Pragelato, in quel periodo francese. Due sono le ondate migratorie verso le terre luterane dell’Assia, del Wὔrttemberg e del Baden-Durlach; la prima, nel biennio 1685-1687, la seconda nel 1698, dopo la conclusione della guerra della Lega d’Augusta (1688-1697), quando Vittorio Amedeo II espelle dai territori situati sulla riva sinistra del Chisone, ceduti dalla Francia nel 1696, i valdesi e tutti gli abitanti di Religione riformata di origine francese non disposti a convertirsi.

La relazione di Albert de Lange è incentrata su Thomas Gautier (1638-1709), nativo di Villaretto. Difensore della libertà di coscienza e di culto, sottoposto a vari processi penali ispirati dall’azione antiprotestante dei gesuiti, è uno dei pastori della val Pragelato che nel 1685 scelgono l’esilio e si trasferisce nell’Assia-Kassel. Nel 1687 si stabilisce a Marburgo dove fonda una Chiesa riformata di lingua francese e vi rimane, come pastore e professore universitario, fino alla morte. Thomas Gautier e il pastore Ḗlie Saurin (1639-1703), protagonista, insieme alla sua famiglia, della relazione di Daniele Tron, hanno alcune cose in comune: studiano all’Accademia protestante di Die (Drôme) e poi in quella di Ginevra; consacrati rispettivamente nel 1662 e 1661, sono entrambi rigorosi difensori dell’ortodossia e trovano, dopo le persecuzioni in Francia contro la Religione riformata, una definitiva sistemazione in altri Paesi: Saurin a Utrecht, dove diventa pastore della Chiesa vallone. Eminente teologo e filosofo, è voce autorevole nella fondazione di una compiuta dottrina della tolleranza religiosa. Tutta la famiglia delfinatese Saurin esprime figure che contribuiscono alla costruzione e al rafforzamento dell’identità culturale europea.

Le ultime tre relazioni riguardano le emigrazioni transoceaniche del XIX e XX secolo. Alla peculiarità e alle caratteristiche del flusso migratorio valdese verso gli Stati Uniti d’America, iniziato negli anni Settanta dell’Ottocento, è dedicata la relazione di Luca Pilone mentre quella di Elisa Gosso è rivolta all’Uruguay (meta verso cui i valdesi si dirigono a partire dal 1852), alla formazione delle colonie e all’opera del pastore Daniel Armand Ugon. Di don Lorenzo Cot, organizzatore e pioniere dell’emigrazione assistita in Argentina (12 spedizioni tra il 1858 e il 1861 con svizzeri, savoiardi e alcuni gruppi familiari dell’Alta Val Chisone e Alta Val Susa), racconta Giorgio Grietti.

Il capitolo delle immagini curato da Claudio Tron e una riflessione di Gianni Genre chiudono il libro. Queste pagine fitte di Storia e di storie affascinano, coinvolgono e, di fronte alla realtà di un movimento incessante, riaffermano il diritto all’emigrazione e il dovere dell’accoglienza.

* R. Genre, P. Pazè (a c. di), Le migrazioni dalle valli in età moderna. Perosa Argentina, LAReditore, 2018, pp. 336, euro

Foto: Tempio di La Paz, il primo dell’Uruguay, nel luogo dove pare si accamparono i primi emigranti