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“Anche voi avete bisogno di noi”

Non sono più soltanto le chiese del Nord del mondo ad aiutare quelle del Sud, ma le une aiutano le altre in uno scambio reciproco dal quale il Vecchio Continente potrebbe trarre giovamento, in termini di rinnovamento della testimonianza evangelica.

Il Sinodo missionario delle Chiese protestanti della Svizzera francofona tenutosi a Épendes, nel cantone di Vaud, ha adottato, lo scorso sabato, una nuova strategia missionaria, come riferisce Joël Burri su Protestinfo.

Come proposto dal Consiglio di DM-échange et mission, il dipartimento missionario delle Chiese riformate della Svizzera francofona, si apre una nuova stagione nell’ottica di un «rapporto di reciprocità» in cui l’invio di persone in missione non va soltanto da Nord a Sud ma anche in direzione opposta, tenendo conto che, come ha sottolineato il pastore Étienne Roulet, presidente del Consiglio del DM, «in un mondo globalizzato il centro di gravità del cristianesimo si è spostato a Sud, l’Europa deve ora tornare al suo compito missionario per testimoniare al proprio interno, con l’aiuto dei partner del Sud».

Non si tratta di capovolgere la situazione del passato, quando i missionari europei partivano per evangelizzare l’Africa o l’Asia, pensando che d’ora in poi saranno missionari dall’America Latina o dall’Oceano Indiano a portare la buona novella, ma piuttosto si tratterà di «vivere le relazioni tra nord e Sud su un piano più egualitario», come ha affermato il direttore di DM, Nicolas Monnier. «L’idea è di riconoscere che le Chiese del Sud potrebbero rispondere ad alcuni bisogni delle nostre Chiese». Questo non significa risolvere in questo modo il problema della crisi di vocazioni, anche se indubbiamente uno scambio più intenso potrebbe contribuire a rivitalizzare le comunità con una spiritualità e una forza spesso più pregnanti rispetto a quelle nostrane. Inoltre non riguarda soltanto alcuni settori o soltanto le chiese: come sottolinea ancora Monnier, tutta «la società svizzera ha un bisogno urgente di acquisire competenze in ambito interculturale. DM, con programmi di scambio potrebbe contribuire a raggiungere questi obiettivi».

Questo è stato condiviso da tutti, oltretutto in un momento di crescita di nazionalismi e “sovranismi” dimostra un deciso segnale controcorrente, ma è sull’aspetto finanziario che (come spesso accade) sono esplosi i contrasti all’interno del Sinodo. La mancanza di una pianificazione e di dati sui costi del progetto hanno suscitato diverse perplessità. Sono previste «nuove fonti di finanziamento», ma non viene specificato quali, e il timore delle chiese svizzere è che questo possa comportare uno sforzo economico supplementare a sostegno della missione. Sforzo che, hanno ribadito alcuni, nell’attuale difficile situazione finanziaria, non sarebbe sostenibile.

Parole rassicuranti sono giunte da uno dei pastori presenti, il togolese Espoir Adadzi in servizio nella Chiesa protestante di Ginevra, un esempio “in carne e ossa” di quanto sta già avvenendo: «Noi abbiamo bisogno di voi in termini di competenze, ma ci rendiamo conto che anche voi avete bisogno di noi».

Al termine della discussione, 29 delegati su 38 hanno approvato questa nuova strada, con alcune richieste specifiche da parte di alcune delegazioni (Conferenza delle chiese riformate francesi nella Svizzera tedesca; Unione sinodale Berna-Giura-Soletta; Chiesa evangelica riformata del cantone di Friburgo): valorizzare il ruolo delle singole parrocchie nel lavoro del DM, una maggiore comunicazione tra questo e le chiese, la creazione di una piattaforma di scambio delle esperienze interculturali tra le chiese, un potenziamento della spiritualità e del ruolo della preghiera nell’azione della missione, il sostegno alla formazione dei laici alla testimonianza.