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Scarpe nuove per un lungo cammino

Il tema «Vigilanza e testimonianza evangelica in un paese che cambia», insieme al versetto «Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà fede sulla terra?» (Luca 18,8), scelti come titolo per la I Assise generale della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Pomezia, 16-18 novembre), ben esprimono lo spirito dei protestanti italiani oggi: da un lato una certa ansia di fronte a un contesto sociale e politico preoccupante, dall’altro l’impegno a «rendere la loro testimonianza di fede, fondata sull’Evangelo, la buona notizia di Cristo […] Alla diffusione di rabbia, paura e sfiducia vogliamo opporre il messaggio biblico che parla della dignità che Dio ha conferito ad ogni essere umano (Gen 1, 26-28), di accoglienza e di amore del prossimo», come hanno espresso, approvando all’unanimità il documento «Gli evangelici nello spazio pubblico», i delegati delle chiese membri della Federazione: Chiesa apostolica italiana, Unione cristiana evangelica battista d’Italia, Chiese metodiste e valdesi, Esercito della Salvezza, Chiesa evangelica luterana in Italia, Chiese libere.

I lavori dell’Assise sono stati introdotti dal culto nella chiesa valdese di via IV novembre di Roma (con predicazione del presidente della Fcei, Luca M. Negro) e dall’evento pubblico «Un’Europa ecumenica, solidale e dei diritti» nell’Aula dei Gruppi parlamentari. Al termine dell’Assise si è tenuta la XIX assemblea della Fcei, nella quale è stato eletto il nuovo Consiglio, alla cui presidenza è stato riconfermato il pastore Luca Maria Negro.

L’Assise è stata l’occasione per fare il punto sul cammino percorso e per “collaudare” la nuova organizzazione approvata nell’assemblea di 3 anni fa, che affianca a un’Assise numericamente più ampia (erano 101 i membri con voce deliberativa), di indirizzo e orientamento, ogni tre anni, un’assemblea più ristretta, che si ritrova due volte all’anno, occupandosi da un lato di valutare le istanze presentate dall’Assise e dall’altro di esaminare l’operato del Consiglio e gli aspetti finanziari. Come bisogna abituarsi a usare un paio di scarpe nuove, anche per questo nuovo assetto ci vorrà un assestamento, come hanno dimostrato le vivaci discussioni sulle procedure e sul regolamento.

L’impressione è di trovarsi a metà di un cammino, in cui molti passi sono stati già fatti, ma altri sono ancora da fare, prima di arrivare a «un’unità organica» della Federazione, ammesso che questo sia un obiettivo condiviso da tutti. L’idea di una «chiesa protestante unita» italiana è apparsa prematura, come dimostrato dalla non approvazione di una mozione su questo tema. Alle differenze denominazionali, un carattere identitario forte, bisogna poi aggiungere la gestione di diverse componenti nazionali, presenti in modo trasversale nelle varie Chiese, che rendono il quadro davvero complesso. Impossibile pensare di poter replicare nel nostro paese i modelli dei protestanti tedeschi, olandesi o francesi.

Resta però indubbia la volontà di lavorare insieme, nei diversi ambiti in cui opera la Fcei: migranti e interculturalità, educazione-giovani-bambini, lotta alla povertà, dialogo interreligioso, comunicazione, ambiente, laicità dello Stato e libertà religiosa…

Questi sono stati i temi affrontati nei due intensi giorni di lavori, esaminati a partire dal Rapporto triennale della Federazione. Tra i più dibattuti, il rapporto con lo Stato (in particolare per quanto riguarda la tutela delle minoranze, la laicità, ma anche i progetti di accoglienza e integrazione dei migranti) e la formazione di bambini e giovani. La problematicità di quest’ultimo aspetto è emersa rispetto al lavoro del Servizio istruzione ed educazione (e della sua rivista La Scuola domenicale), che necessita di un riassetto, ma investe un tema più ampio, la revisione delle attuali forme educative delle nostre chiese (scuola domenicale, catechismo,… cfr. la intervista all’ex direttrice della rivista, Giuseppina Bagnato). Questo dibattito si è intrecciato con un terzo tema focale, il percorso interculturale di «Essere chiesa insieme», che dopo 25 anni andrebbe ripensato tenendo conto di un contesto mutato (cala la presenza ghanese, crescono cinesi e filippini, occorre coinvolgere i giovani della «generazione interculturale»), descritto nel momento dedicato dall’Assise a questo tema, che rende necessaria una formazione specifica e approfondita.

Il programma per i prossimi anni si presenta dunque impegnativo: innanzitutto trovare le risposte a questi temi, ma anche approfondire il ruolo delle chiese membro nella Federazione e i loro rapporti con essa e i suoi servizi (come il Sie o la Commissione Globalizzazione e ambiente). Ciò richiede un maggiore collegamento, auspicato più volte dall’Assise, che ha infatti approvato una mozione per favorire la promozione di «eventi di incontro dei protestanti italiani a vari livelli, incluso quello nazionale», creando un coordinamento regionale o marco-regionale. Il cammino è lungo, ma non manca la volontà di percorrerlo, potendo contare su un paio di scarpe nuove.

Nel n. 46 del settimanale Riforma (30 novembre 2018) sarà presente uno “Speciale Assise” con approfondimenti sulle discussioni affrontate, l’evento pubblico «Un’Europa ecumenica, solidale e dei diritti», il documento «Gli evangelici nello spazio pubblico», le mozioni approvate.