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Andare gli uni verso gli altri

In occasione della giornata di dialogo islamo-cristiano, che cade ogni anno il 27 ottobre, da quando nel 1986 i leader mondiali furono convocati ad Assisi da Papa Giovanni Paolo II, a Pinerolo è stato organizzato un incontro pubblico presso la sala del Circolo dei lettori (18 novembre) dal «Gruppo per l’amicizia islamo-cristiana» sul tema Fedi e perdono.

In apertura è stato illustrato il percorso di reciproca conoscenza che prosegue da alcuni anni e che sta cominciando a dare i suoi frutti ed è stata riaffermata con forza l’urgenza e la bellezza del confronto e del dialogo. La profondità e la ricchezza degli interventi ha nutrito la speranza per momenti futuri di mutuo riconoscimento e apertura reciproca.

Il vescovo Derio Olivero, a un anno dall’ordinazione episcopale e fresco di nomina nella Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della CEI, ha portato il suo saluto ricordando quanto la riflessione sul perdono riguardi tutti, nella vita quotidiana e in quella sociale, auspicando un percorso che possa offrire nuove chances anche nella nostra terra.

In questo clima positivo di ascolto, ha preso la parola Brahim Baya, portavoce della «Associazione islamica delle Alpi» di Torino, ringraziando per la possibilità di partecipare a «un banchetto di convivio» per costruire insieme convivenza, oltre le differenze e intorno ad esse – non solo tra esperti – in quanto è in gioco la qualità della vita democratica che riguarda tutti e tutte. Ha poi proseguito affermando che siamo un’unica famiglia umana, attraversata da tante culture e religioni, ma – come è scritto nel Corano che condanna anche la vendetta basata sulla violenza – portati a conoscersi vicendevolmente dall’unico Dio che è fonte infinita di misericordia e compassione: «Dio ama perdonare e ama coloro che chiedono perdono e che perdonano a loro volta» – ha affermato e questo consente di rintracciare le origini comuni, pur nella diversità delle fedi.

Il pastore Gianni Genre, parlando a nome del cristianesimo, ha invece offerto un itinerario storico rievocando il peso delle guerre di religione, facendo memoria di quanto è avvenuto nella Shoah e, a titolo d’esempio più recente, menzionando il processo di verità e riconciliazione portato avanti in Sudafrica. Solo apparentemente scordarsi del passato aiuta a perdonare, è solo un’illusione: chi si dimentica della storia è condannato a ripeterne le atrocità ed è dunque importante la dimensione della memoria, a livello personale e collettivo, per ricominciare a guardare al futuro insieme. Attenzione però perché non si può perdonare al posto delle vittime: il perdono apre la strada a una nuova speranza perché ha il potere di riscrivere il passato, senza negarlo ma assumendolo fino in fondo e liberandolo. E per il futuro? C’è un impegno congiunto dei cristiani, particolarmente dei valdesi, verso la libera espressione di tutte le minoranze, nella nostra società e nel mondo.

Infine, il senatore Elvio Fassone ha ripercorso il tema del perdono attraverso le dimensioni della relazione con Dio e dei rapporti tra gli esseri umani, a loro volta declinati nella relazione personale tra offeso e offensore e in quella tra offensore e comunità. Sono temi scottanti, in cui è necessaria una postura che – seguendo Paul Ricoeur – consenta di distinguere tra perdono e giustizia umana. Ma un credente cristiano come si impegna in questo ambito, cercando di agire per il bene dell’altro, in modo evangelico, fino ad amare il nemico? L’iniziativa della giustizia si svolge in tre tempi: l’accertamento della colpa in un processo che tenga conto del delitto commesso, del trauma inflitto alla comunità e dell’elaborazione del lutto; la pena e la sua espiazione; la rieducazione in quanto ogni essere umano è sempre più ampio della sua colpa. E l’impegno della collettività va rivolto alla prevenzione, soprattutto in quelle aree depresse e marginali dove i giovani – figli di immigrati e non – hanno meno opportunità di altri.

Fruttuosi sono stati gli intrecci dei riferimenti teorici tra i relatori, in quello sforzo fondamentale di andare gli uni verso gli altri.