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Perché i ragazzi italiani “fuggono” all’estero?

La menzione speciale del Premio Vera Schiavazzi è andata a Caterina Grignani, ex allieva del Master in giornalismo «Giorgio Bocca» per aver presentato il video «Mamma ho preso l’aereo», realizzato insieme a Maria Panariello, una video inchiesta nata per spiegare i motivi per cui molti giovani italiani decidono di lasciare il loro paese e recarsi all’estero.

Secondo l’anagrafe degli italiani all’estero (Aire)  in 10 anni il numero di italiani espatriati è aumentato di oltre il 60%. Secondo l’ultimo rapporto Istat la fascia di età in cui si registra la maggior parte delle partenze è quella tra i 25 e i 39 anni; oltre il 30% di questi ragazzi possiede una laurea o un master.

Cosa li ha spinti a partire? Che condizioni di lavoro, o mancanza di lavoro hanno lasciato?: «Lo abbiamo chiesto alle loro madri – spiegano le autrici –, facendole parlare dalle camerette dei propri figli. Poi abbiamo dato spazio alle voci di questi giovani espatriati».

Per la Giuria del Premio Schiavazzi il lavoro è «uno sguardo originale con cui si racconta la scelta dei ragazzi di andare a lavorare all’estero».

Un lavoro utile per avere uno sguardo diverso su un fenomeno importante mentre in Italia è particolarmente vivace il dibattito sulle tematiche dell’immigrazione, e in particolare su coloro i quali arrivano nel nostro paese dal mare attraverso la rotta mediterranea.

Su Riforma.it il professor Enrico Pugliese, decano della sociologia del lavoro che con il libro «Quelli che se ne vanno – La nuova emigrazione italiana (Il Mulino, pp. 160, euro 14), ha raccontato perché gli italiani decidono di lasciare l’Italia: «da qualche tempo si comincia a sentire anche qualche notizia che riguarda i cittadini italiani all’estero, gli emigrati. Non mi riferisco tanto al dibattito sui “cervelli in fuga” e ai ricercatori italiani all’estero. All’interno della vasta nebulosa che costituisce l’emigrazione italiana – proseguiva Pugliese – c’è di tutto: da questi ai giovani, soprattutto meridionali, con o senza titolo di studio, in fuga dalla disoccupazione di massa. Insomma c’è fuga o mobilità dei cervelli ma anche e soprattutto fuga delle braccia».

All’Aire, poi, non tutti si registrano per via dei lavori precari offerti dai paesi ospitanti. L’Istat sostiene che tra il 2012 e il 2016 abbiano lasciato l’Italia per la Germania 60.700 persone, dati che non collimano con quelli dell’ufficio statistico tedesco: 274.000. In Inghilterra negli ultimi due anni sarebbero emigrate 39.000 persone, 158.000 per l’ufficio presenze britannico. Esistono diverse categorie di emigranti e «fattori di spinta» (driver). Come ad esempio i pensionati che decidono di passare gli ultimi anni della loro vita in Portogallo o in Spagna con la pensione italiana; poi studenti, professionisti, giovani o genitori che si ricongiungono con i figli. Gli emigranti partono prevalentemente dalla Lombardia ma sono spesso calabresi o siciliani. Il 45% dei migranti è donna, e parte da sola. I giovani non sono «cervelli in fuga» ma «esuberi» delle fabbriche. L’Italia conta meno laureati di Grecia e Spagna e il 30% emigra. Mete più ambite: Germania e Inghilterra (la Brexit influenzerà questa scelta) che offrono essenzialmente lavori nella ristorazione e nei servizi di pulizia.

Il Premio Vera Schiavazzi è nato con l’intenzione di tenere viva la memoria di una giornalista che è stata capace di segnare profondamente il giornalismo piemontese, di stare vicina ai colleghi in difficoltà e condividere la passione con i giovani attraverso la creazione del Master in giornalismo «Giorgio Bocca» di Torino.

Premio Vera Schiavazzi: il video su Repubblica.it 

Video Alessandra BorellaValerio Berra e Ambra OrengoCaterina Grignani