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Restare saldi nella conoscenza dell’Evangelo

Ti prego, consulta oggi la parola del Signore
II Cronache 18, 4

Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate
II Timoteo 3, 14

Difficilmente diamo ascolto alle esortazioni che invitano a restare fermi, saldi nella situazione attuale, a non cambiare strada. L’autore di questa lettera esorta Timoteo non tanto alla «perseveranza», ma a rimanere ben saldo nella conoscenza e nella pratica dell’evangelo, imparato fin dalla sua giovinezza. Ogni modifica dell’opera di predicatore della Parola di Dio sarebbe un rifiuto al solido bagaglio della verità contenuto nell’evangelo di Gesù Cristo.

Questa esortazione si innesta in un momento particolare della vita della chiesa primitiva, cioè quando stavano nascendo e si sviluppavano con vigore nuove dottrine religiose e nuove interpretazioni teologiche. L’autore biblico teme una deriva della vita cristiana verso porti non sicuri e non veritieri. 

Se riascoltiamo nel nostro tempo l’esortazione biblica a restare ben fermi nella conoscenza dell’Evangelo, che beneficio possiamo trarre? Come accogliere l’antica pagina biblica? La nostra generazione è caratterizzata dalla volontà di cambiare tutto: dal mutamento veloce di oggetti tecnologici al mutamento dei costumi e della morale. Nulla rimane fermo per molto tempo e ogni cosa viene gettata via perché obsoleta, inutile e non più adatta ai tempi moderni.

Anche la fede in Gesù Cristo deve subire questo processo di inarrestabile trasformazione? Certamente no! È necessario da un lato rifiutare posizioni di non ascolto alle problematiche vitali del nostro tempo e da un altro lato ricominciare a conoscere nuovamente la Parola di Dio perché essa sola è fonte di novità di vita. 

Scrive l’autore della epistola agli Ebrei: «Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore» (Ebrei 4, 12).