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La comunità energetica del pinerolese è pronta ma non può partire

A inizio agosto la Regione Piemonte ha approvato la prima Legge Regionale italiana sulle Comunità Energetiche. Si tratta di una norma che definisce le modalità di implementazione di quello che è uno scambio di energia autoprodotta da fonti rinnovabili in un contesto di comunità locale.

La legge è stata votata all’unanimità da tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale, nonostante sia stata voluta e portata avanti dal Partito Democratico. «Siamo molto soddisfatti della legge e del voto unanime», ha commentato a Radio Beckwith il pinerolese Elvio Rostagno, consigliere regionale del Pd. La legge piemontese nasce dalla norma nazionale 28/2015 che, all’articolo 71, prevede proprio che «nell’ambito delle proprie legislazioni di settore, le regioni disciplinano le modalità di organizzazione delle Oil free zone, con particolare riguardo agli aspetti connessi con l’innovazione tecnologica applicata alla produzione di energie rinnovabili a basso impatto ambientale, alla ricerca di soluzioni eco-compatibili e alla costruzione di sistemi sostenibili di produzione energetica e di uso dell’energia, quali la produzione di biometano per usi termici e per autotrazione». Questa legge deriva a sua volta dalla direttiva europea del febbraio 2015 COM (2015), che prevedeva un pacchetto sulle energie rinnovabili destinato agli Stati membri.

Il Piemonte è la prima regione italiana a dotarsi di una legge e il pinerolese è la prima zona regionale in cui si è già costituita una comunità energetica, grazie all’istituzione del Consorzio Pinerolese Energia, che raggruppa 60 aziende del territorio.

«La chiave di un simile ente associativo è la possibilità di scambiare energia tra soggetti diversi», spiega Angelo Tartaglia, docente del Politecnico di Torino, ideatore e ispiratore della legge. «Oggi si è aperto uno spiraglio normativo che, partendo dalle Oil Free Zones, ha portato la Regione Piemonte a varare una legge la quale consente esplicitamente la costituzione di comunità energetiche senza fini di lucro. Una simile scelta è peraltro in linea con la nuova direttiva europea sulle rinnovabili, che entrerà in vigore l’anno venturo e prevede esplicitamente la figura del “Prosumer” (produttore/consumatore), invitando gli stati membri ad agevolarne le associazioni al fine di consentire lo scambio tra i soci finalizzato a ridurre la dipendenza da fonti esterne e non rinnovabili. Nel Pinerolese il Consorzio CPE e le aziende socie sono pronti a dar vita ad un primo esempio di comunità energetica di scala vasta».

Al momento però, anche se il pinerolese ha una struttura che sarebbe pronta a partire, la comunità energetica non può iniziare per questioni tecniche e normative: «Mancano ancora alcune definizioni e decreti attuativi della legge regionale – spiega Francesco Carcioffo, ingegnere, amministratore delegato di Acea Pinerolese e presidente del CPE – e in più ci sono ancora questioni da definire: dal punto di vista tecnico si dovranno installare dei contatori intelligenti negli impianti che calcolino lo scambio e l’energia in uscita e in entrata da un impianto. I problemi normativi sono più difficili da superare perché bisognerebbe modificare altre norme nazionali: ad esempio, come possono fare i comuni per entrare nel consorzio senza violare il codice degli appalti? Un altro problema, che riguarda sempre i comuni è che loro sono quelli che decidono e definiscono i confini e la geografia delle Oil free Zone. Un’altra complicazione da superare è la definizione del canone d’affitto delle linee elettriche nazionali da pagare all’autorità per il trasporto dell’energia all’interno dei soggetti consorziati. Quanto sarà? Chi lo definirà, l’ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente?».

Tutti problemi per i quali occorrerà trovare una soluzione. L’obiettivo del CPE è quello di partire con i primi allacciamenti nel 2019, ma sembra un  obiettivo decisamente ottimista.

Il Politecnico di Torino, socio del Consorzio CPE, sta completando la mappatura energetica del territorio al fine di predisporsi all’attivazione della Comunità Energetica. Lo studio ha dimostrato che Cantalupa, Cumiana, Frossasco, Piscina e Roletto, con circa 19.000 abitanti, avrebbero la convenienza di dar vita ad una comunità energetica grazie all’autoproduzione di energia, soprattutto fotovoltaica, che corrisponde già a circa il 42% del fabbisogno a uso domestico di tutta l’area.

Una politica congiunta di potenziamento della capacità produttiva e di efficientamento del consumo potrebbe senza troppo sforzo portare alla copertura totale del fabbisogno. Il prossimo studio si potrebbe allargare al resto del pinerolese, dove le fonti energetiche rinnovabili, già in vario modo utilizzate, che potrebbero dar vita ad una comunità energetica più grande, sono quella fotovoltaica, quella derivante dal trattamento di rifiuti e biomasse e quella idroelettrica.