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Trieste contro la deriva fascista

«Striscioni, bandiere, slogan per le strade si sono sfiorati a Trieste sabato scorso, una città blindatissima – con i negozi chiusi per timore di incidenti – in occasione di due manifestazioni: il corteo nazionale in pieno centro (Largo Riborgo, ndr) di CasaPound riunitosi per celebrare «il centenario della vittoria italiana nella Grande guerra» con una trentina di autobus e circa 2mila persone e, contemporaneamente, dall’altra in cima al colle di San Giacomo, la rete antifascista che ha deciso di rispondere «alla provocazione» con un corteo molto più affollato: 4.500 persone, secondo le stime della questura, diecimila per gli organizzatori», racconta a Riforma.it Raul Matta, presidente della comunità evangelica metodista del capoluogo giuliano, tra gli aderenti alla lettera aperta/appello, inviato alla cittadinanza e alle istituzioni, «non soltanto per opporsi alla manifestazione indetta da CasaPound, ma per far riflettere la popolazione sul clima che si respira nella società di oggi». Un messaggio lanciato l’11 ottobre scorso, dalla biblioteca della Sinagoga ebraica, condiviso da tutte le confessioni.

«Nella nostra nota comune – prosegue Matta –, pensata come grido d’allarme sull’escalation di ideologie che in passato sono state causa di odio e discriminazione, oltre all’invito a tenere alta l’attenzione sul corteo organizzato dall’associazione di estrema destra, chiedevamo altresì di creare il vuoto attorno all’iniziativa di CasaPound, insomma di non dare la “cittadinanza” a quella manifestazione, di lasciarli soli.  Essendomi associato all’appello dell’11 ottobre ho deciso di essere coerente e di non partecipare all’iniziativa sabato. “Un’astensione” scelta dalle diverse confessioni religiose per evitare anche che si potesse dare risalto “pubblicitario” a un’iniziativa anticostituzionale. Dall’altra anche per timore che si potessero verificare complicazioni, scontri, tensioni e disordini. Fortunatamente le due manifestazioni sono state pacifiche e i due cortei si sono appena sfiorati. Tuttavia, il nostro auspicio – avendo molto apprezzato la manifestazione democratica e antifascista che ha visto giovani, famiglie, associazioni civili, sindacati, di donne –, si è avverato. Quasi nessun triestino si è avvicinato al corteo voluto da Di Stefano, i negozi erano chiusi, i turisti erano tutti attoniti. La città intorno a quel corteo era ferma, buia, vuota, mentre quella vicina all’altra manifestazione viva, partecipe e colorata».

La manifestazione che ha visto Lidia Menapace (nome di battaglia Bruna, staffetta partigiana a Novara, ndr) salire sul palco nel tardo pomeriggio si è infatti richiamata ai principi della Costituzione italiana – gli stessi enunciati nell’appello delle religioni di Trieste e che elencava i punti fondamentali presenti nella Carta dei doveri promulgata nel 1998 dall’International Council of human duties incentrati sulla dignità umana e sull’emanazione delle diversità etniche, culturali e linguistiche – è stata importante prosegue Matta, proprio perché come religioni siamo «preoccupati per l’acuirsi di manifestazioni di razzismo e intolleranza in tutta Italia e in Europa; un fenomeno che potrebbe portare a un rinfocolamento di odi razziali e discriminatori e che potrebbe ricondurre la nostra società indietro di 80 anni, proprio a quel 1938 che fece di Trieste il megafono attraverso il quale il fascismo rese pubbliche le odiose le leggi razziali».

Trieste è una città dalla storia complessa e martoriata «più volte strumentalizzata – prosegue Matta –. In passato è riuscita a costruire tra le sue diverse comunità, un rispetto e un dialogo basato su una “voce comune” affermando il diritto e la libertà di tutti quale fondamento per una società giusta e accogliente».

Oggi, prosegue Matta citando il caso della cittadina napoletana Maria Rosaria Coppola, impiegata in Rai, che sulla Circumvesuviana ha reagito a un rigurgito razzista difendendo una persona aggredita da un altro passeggero: «è necessario reagire, quel vuoto intorno che noi abbiamo richiesto nell’appello era inteso e relativo alla sola manifestazione politica, e dunque non era un appello all’indifferenza. Tutt’altro. Tanto è vero che molti membri delle nostre chiese hanno aderito alla manifestazione democratica, proprio per esprimere il dissenso all’iniziativa di CasaPound. Oggi – conclude Matta –, l’urgenza è quella di creare un fronte anti razzista comune, per porre un argine al razzismo sdoganato e sempre più manifesto nel nostro paese, sospinto da alcune forze politiche. È altresì necessario promuovere nuovamente una cultura anti-fascista. Una battaglia che potrà essere vinta solo grazie alla cultura. Oggi regna l’ignoranza. Siamo governati dall’ignoranza. Sul vuoto della cultura possono attecchire molte derive e nuovi fascismi, autoritarismi, razzismi. Oggi più che mai è necessario promuovere la formazione delle nuove generazioni e della società in generale per far capire che solo attraverso la conoscenza generale, e quella reciproca, lo scambio culturale, la volontà di pace, sarà possibile risorgere.  Le comunità religiose a Trieste si muovono in modo comune e condiviso su questa strada. Ieri infatti ci siamo riuniti, cristiani evangelici, ortodossi, cattolici, ebrei, induisti e buddhisti, presso la moschea per l’attività del “Culto musica”, per ascoltare musica insieme. La moschea, recentemente inaugurata, è diventata teatro di dialogo interreligioso e culturale, insieme abbiamo potuto ascoltare musica sufi e ottomana. Un piccolo segnale di ciò che credo sia doveroso fare. Dialogare, conoscere, confrontarsi e ragionare, sono l’unico antidoto possibile alla crescente barbarie».