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Vent’anni dopo le ceneri di Shepard trovano sepoltura

La grandiosa National Cathedral di Washington della Chiesa episcopale statunitense, la sesta cattedrale più grande del mondo e la seconda chiesa più grande degli States, era piena in pressoché tutti i suoi 2300 posti a sedere lo scorso venerdì 26 ottobre, in occasione di una cerimonia speciale.

 Sono stati infatti inumati nella cattedrale i resti di Matthew Shepard, la cui vicenda scosse gli Stati Uniti 20 anni fa, nell’autunno del 1998. Shepard era uno studente di 21 anni che frequentava l’università a Laramie, nello stato del Wyoming: dichiaratamente gay, venne sequestrato e orribilmente torturato da due coetanei che lo lasciarono infine cadavere a bordo strada, proprio perché i due non potevano sopportarne l’omosessualità. Lo shock già terribile, aumentò se possibile con i funerali, che furono oggetto di contestazioni da parte di gruppi, anche di chiese, che si scagliarono con inaudita violenza sui gusti sessuali del giovane. Una pagina nera.

I genitori decisero dunque di non seppellirlo in quanto temevano possibili atti di vandalismo sulla tomba. Ora, vent’anni dopo hanno scelto di accettare l’offerta della Chiesa episcopale, cui apparteneva Matthew e in prima linea nella tutela dei diritti, compresi quelli delle persone Lgbt. In questa chiesa servì infatti nel 2003 il vescovo Gene Robinson, il primo dichiaratamente gay nella storia della chiesa episcopale statunitense, e qui venne celebrato il primo matrimonio fra persone dello stesso sesso della città, capitale del Paese. Già una legge datata 2007 e dedicata ai crimini di odio, porta il nome di Matthew Shepard, ora amici e parenti hanno finalmente un luogo pubblico in cui ricordarlo.