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La chiesa metodista di Salerno compie 150 anni

La chiesa metodista di Salerno compie 150 anni. L’evento più significativo sarà celebrato domenica 28 ottobre 2018 con un culto di ringraziamento al Signore presso il Palazzo Genovese nel Centro Storico della città, non distante dal Duomo. Alle ore 11 sono previsti i saluti delle Autorità civili e religiose e alle 11,30 il culto presieduto dalla pastora Mirella Manocchio, presidente del Comitato permanente dell’opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (Opcemi).

La prima testimonianza evangelica a Salerno dopo l’Unità d’Italia fu tentata da Vincenzo Albarella D’Afflitto nel 1863, quando «invitò la cittadinanza colta ad una conferenza religioso-politica nella gran sala del Palazzo Santa Lucia, presso il Duomo». Questo tentativo però fallì. I convenuti, infatti, esclamarono «se in cambio del Papa dobbiamo accettare la vostra Papessa, se in cambio dei preti volete regalarci i vostri ministri, tenetevi per voi i ministri e la Papessa, e noi resteremo col Papa e con i nostri preti» (da Il Buon senso del 15 maggio 1898).

«Da fonti accreditate apprendiamo, poi, che la chiesa metodista wesleyana di Salerno fu fondata da Giuseppe Spaziante, che ne era pastore ancora nel 1868». Francesco Sciarelli (che fu pastore della chiesa metodista di Salerno dal 1894 al 1902, n.d.r.) scriveva, infatti ne I miei ricordi (1837-1899), «Nel 1868 andai con la mia famiglia a Salerno per un po’ di cambiamento d’aria; ed ebbi il piacere di predicare per un mese alla nostra Congregazione, alla quale allora ministrava con tanto zelo ed affetto il rev. Giuseppe Spaziante» (Giovanni Antonio Colangelo, La Chiesa metodista wesleyana di Salerno dalle origini al 1920, Edizioni Noitré).

Da allora si sono avvicendati ben 24 pastori, alcuni dei quali sono ancora in vita, e la cui opera e testimonianza hanno lasciato ricordi profondi nell’attuale comunità. Il già citato Francesco Sciarelli a cui è stato recentemente dedicato un belvedere nel Comune di Pozzuoli. Gaspare Cavazzutti (1917-1920), papà della compianta Febe Rossi Cavazzutti grazie alla quale la comunità di Salerno ha realizzato per alcuni anni il «Progetto Zulu», aiuto e sostegno a bambini/e della città di Maryland, Sud Africa.

Giuseppe La Scala (1947-1951), durante il cui ministero Delia Siconolfi, organista e responsabile giovanile della comunità, conobbe e sposò Mario Carloni la cui famiglia oggi rappresenta il nucleo storico, insieme alle famiglie Cappello, Colangelo, Iannì, Raimondi-De Sio, Sfameli, Tabano,Vuilleumier.

Aurelio Cappello (1951-1955) a cui è intestato il Centro comunitario e il cui figlio dr. Silvio è nostro membro di chiesa. E poi Tullio Di Muro, Paolo Sbaffi, Gaetano Iannì, Giovanni Anziani, Bob Bronkema, Sergio Manna. Di questi ultimi i ricordi dei meno giovani della comunità sono più vivi perché sono stati i pastori che li hanno battezzati, confermati, sposati e che hanno celebrato i funerali dei lori cari.

Celebrare il 150° compleanno della comunità non vuole essere un semplice ricordo del passato, ma è tutto ciò che questo passato rappresenta oggi. Il 4 agosto 1786 John Wesley nel suoi «Pensieri sul Metodismo» scriveva: «A me non fa paura che la gente chiamata metodista potrebbe un giorno cessare d’esistere. A me fa paura che essa debba esistere come una setta morta, che ha la forma della religione senza averne il potere».

La nostra piccola comunità, così come le tante in Italia facenti parte dell’Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, è riuscita in questi anni a superare tante avversità e oggi vuole raccogliere i doni ricevuti per annunciare in questo tempo e in questa città l’Evangelo della grazia e dell’amore di Dio per tutti gli uomini e per tutte le donne. Affrontare senza paura le sfide di questa società nella consapevolezza che «Fin qui il Signore ci ha soccorsi» (1 Samuele 7,12). Una comunità aperta, accogliente ed ecumenica.