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Pluralismo dell’informazione, valore da salvaguardare

Quanti lavorano nell’ambito dell’informazione guardano con preoccupazione al punto 12 della Legge di bilancio 2019, menzionato nel comunicato stampa n. 23 del 15 ottobre della Presidenza del Consiglio: «Editoria, stop al finanziamento pubblico – Si prevede l’azzeramento graduale del fondo pubblico per l’editoria». I contributi sono definiti dal D. leg. 70/15 maggio 2017, che a sua volta recepisce la legge 198/26 ottobre 2016, e riguardano l’informazione quale si esplica soprattutto in testate locali, di piccole dimensioni, facenti capo a cooperative giornalistiche, o in testate di riferimento per minoranze linguistiche e in tante altre tipologie di organi d’informazione legati all’esercizio di attività sociali; nell’elenco, in cui figura anche il nostro giornale, molti sono i giornali diocesani. Venerdì 19 viene resa nota dalle agenzie una precisazione dell’on. Morelli (Lega): «La Lega non intende procedere verso un taglio complessivo ma lavorare per una revisione delle regole».

Ecco, appunto: esistono molti modi per scrivere, e rivedere, delle regole. Facendo il nostro lavoro come tanti colleghi e colleghe, guarderemo con attenzione alla ridefinizione di queste regole, processo che si accompagna purtroppo a una costante insofferenza da parte del Governo nei confronti dei mezzi d’informazione più diffusi: il provvedimento tra l’altro non toccherebbe i grandi quotidiani, ma quelle forme di giornalismo diffuso sul territorio che costituiscono una ricchezza per il lettore e contribuisce a mantenere vivo lo spirito critico.