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Louis Appia, precursore della Croce Rossa

Tra i fondatori della Croce Rossa internazionale, accanto ad Henry Dunant, c’è il nome di un medico di origine valdese: Louis Appia. Nipote, figlio e fratello di pastori, la sua vita si svolse tra la Germania, la Svizzera (paese d’origine della madre) e l’Italia. Proprio qui, soccorrendo i soldati nella battaglia di Solferino, insieme all’amico Henry Dunant, giovane impiegato di banca ginevrino, maturò le idee innovative che Dunant avrebbe concretizzato e diffuso pochi anni dopo nel Comitato ginevrino di soccorso per i soldati feriti, poi Comitato internazionale della Croce Rossa, che i due avrebbero fondato insieme a un altro medico, Theodore Maunoir, il giurista Gustave Moynier e il generale Henry Dufour.
Appia può quindi essere considerato a ragione il precursore, oltre che uno dei fondatori, della Croce Rossa; ma c’è un altro elemento fondamentale, come sottolinea ai microfoni di Radio Beckwith evangelica (qui l’intervista integrale) Gabriella Ballesio, archivista dell’Archivio storico della Tavola valdese (Torre Pellice, Torino), presso il quale è conservato un fondo Appia donato dalla famiglia, in cui si trova tra l’altro il testo di una conferenza autografa sulle origini della Croce Rossa. 
Appia e Dunant frequentavano insieme la Société évangélique, cioè l’ambiente risvegliato ginevrino, e non è un dettaglio di poco conto: «Non possiamo capire l’idea della Croce Rossa, lo spirito umanitario e le iniziative di questo gruppo di persone senza pensare che le loro radici, la loro formazione è quella di credenti evangelici profondamente convinti che si riunivano nella cappella dell’Oratoire, dove si riunivano i dissidenti, quelli che criticavano la chiesa nazionale svizzera, i “risvegliati”(movimento che coinvolgerà anche le valli valdesi). Questo li porta a impegnarsi in ogni campo, dalle società di utilità pubblica, alle società di igiene e di soccorso agli orfani… fino alle guerre. Quando l’Italia del nord diventa un unico campo di battaglia con le guerre di indipendenza, queste persone si sentono chiamate, in ragione della loro fede, a intervenire».
E l’aspetto particolare, innovativo, sottolinea ancora Ballesio, è che prestano soccorso ai soldati di entrambi gli schieramenti: l’idea non è curare i propri soldati, come normali medici militari, ma, da civili, soccorrere chiunque ne abbia bisogno: «Il grosso apporto di Louis Appia è proprio la sua neutralità e la sua internazionalità: non comitati locali, ognuno dei quali interviene sul proprio territorio e fronte, ma un respiro internazionale. Addirittura, negli anni Novanta, Appia cercherà di esportare questa impostazione nel mondo mediorientale, recandosi al Cairo», da cui deriverà poi la Mezzaluna Rossa.

A duecento anni dalla sua nascita (e, per essere precisi, 120 dalla sua morte), a Ginevra una serie di eventi ha ripercorso la vita e l’opera di Louis Appia: oltre ad alcune pubblicazioni, una mostra alla sede della Federazione dei comitati internazionali della Croce Rossa e una targa commemorativa davanti alla sua casa (dietro alla cattedrale di St. Pierre), entrambe inaugurate il 12 ottobre, una visita ai luoghi «storici» nella stessa giornata, un convegno storico il giorno seguente, data di nascita di Louis Appia.
Dopo Ginevra, anticipa Ballesio, che è anche membro del Comitato scientifico che ha lavorato alla preparazione degli eventi per il bicentenario, le città coinvolte saranno Hanau (città natale di Appia, vicino a Francoforte sul Meno) dal 2 al 6 novembre, Parigi (nella sede della Croce Rossa francese) dal 12 novembre, e Torre Pellice (To) nel 2019. Qui sarà esposta, presso il Centro culturale valdese, la mostra tradotta in italiano, cui sarà affiancato un convegno storico, previsto per il 12 e 13 ottobre, e lo scoprimento di una targa presso la sede della Croce Rossa, che nell’occasione sarà dedicata proprio a Louis Appia.

Photo: Wikimedia Commons