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Bergamo, venticinque e ottocento anni dopo…

Nell’ottobre 1993 il Centro culturale protestante (Ccp) di Bergamo iniziava la sua attività con un ciclo di conferenze pubbliche su «Il protestantesimo nella formazione del mondo moderno» (tra i relatori anche Giorgio Spini). Nei venticinque anni fin qui trascorsi, il Ccp si è sempre presentato come luogo di confronto con la cultura attuale e con le sue problematiche (in campo scientifico, etico, politico, sociale) e come uno spazio libero, aperto alla città, laico, totalmente alieno da qualsiasi intento propagandistico e proselitistico.

Nell’ottobre 2018, all’indomani dei cinquecento anni della Riforma, che l’ha visto promotore di un ampio e diversificato ventaglio di iniziative condivise con altre realtà culturali della città, il Ccp cambia casa e cambia pelle. Da fine mese, infatti, la sede sarà trasferita in uno stabile, sempre in via Tasso 55, più ampio, confortevole e accessibile. Qui troverà posto la sala conferenze e soprattutto la Biblioteca «Girolamo Zanchi», forte di seimila volumi (Bibbia, teologia e storia della Riforma) tutti catalogati nel Sistema Bibliotecario Nazionale. Ma cambia anche pelle in quanto, con il nuovo Statuto approvato dai soci, si è voluto sottolineare ancor più il carattere laico e aconfessionale del Centro.

Per una fortunata coincidenza, i venticinque anni del Ccp coincidono anche con gli ottocento anni dell’incontro tenutosi a Bergamo («iuxta civitatem Bergomum») nel maggio 1218, dove due gruppi di Pauperes (gli Ultramontani e gli Ytalici), diversamente derivati dall’esperienza religiosa di Valdo di Lione, si incontrano nel tentativo di conciliare differenti tendenze e posizioni. Il Rescriptum, prezioso documento conservatosi all’interno di documentazione inquisitoriale, riporta il resoconto del Colloquio di Bergamo (ne avevamo parlato qui).

Dopo la morte di Valdo e la condanna definitiva del movimento da parte del IV Concilio lateranense, i nove argomenti all’ordine del giorno di natura ecclesiologica e di disciplina ecclesiastica convergevano sulla questione di quale organizzazione dare ai Pauperes senza Valdo, contro i quali Roma aveva decretato la morte. I francesi furono radicali nella scelta della povertà e cercarono di mantenere un piede nella chiesa di Roma, cosa che avvenne con i cosiddetti «poveri cattolici» o «poveri riconciliati»; mentre i lombardi, più moderati nella scelta di una vita sobria ma indipendente fatta di «comunità di lavoratori», puntarono sull’autonomia del movimento, e quindi sull’istituzione di ministri propri e di una propria organizzazione ecclesiastica. Anche se questo tentativo di conciliazione delle diverse posizioni probabilmente non andò a buon fine, in seguito al colloquio di Bergamo nacque la societas valdesiana sopravvissuta fino al giorno d’oggi come Chiesa valdese.

Ottocento anni dopo il Centro culturale protestante organizza un convegno, articolato lungo l’arco di un pomeriggio e della mattinata successiva (venerdì 26 e sabato 27 ottobre), che si propone di fornire aggiornate ricerche sia sul contesto storico, religioso, politico, sociale di cui il Colloquio fu, a suo modo, una delle vive e originali espressioni (con Lothar Vogel, Riccardo Rao, Francesco Lo Monaco, Lucia Dell’Asta, Francesco Mores e Riccardo Parmeggiani) sia sugli specifici contenuti del Colloquio del 1218 (con Francesca Tasca, Valdimir Agrigoroaei e Sophie Langeneck). Il convegno è patrocinato dalla Società di Studi valdesi, dalla Facoltà valdese di Teologia e dall’Università degli Studi di Bergamo. Tutte le informazioni su www.protestanti.bergamo.it.