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Cibo per mangiare e per pensare

Partecipare e non visitare il Salone del Gusto-Terra Madre!

Questa potrebbe essere la frase che meglio sintetizza lo spirito con il quale avvicinarsi a questa manifestazione che si svolge ogni due anni a Torino.

Partecipare è facile: è sufficiente immergersi nei profumi, nei suoni delle diverse lingue e dialetti, l’aver voglia di scoprire e capire, di parlare con le persone e naturalmente gustare il cibo.

Attraversato l’atrio della storica fabbrica del Lingotto, ora adibita a spazio espositivo, si entra in una dimensione molto particolare: si è immersi nel mondo!

Proprio così: pochi passi e arrivi in Puglia o in Sicilia passando per la Valle D’Aosta, ma se prosegui ecco che sei in Messico o in Giappone, dopo una sosta in Germania!

Il cibo è un fatto sociale, di questo ne sono pienamente consapevoli i settemila contadini, produttori, allevatori e i trecentocinquanta delegati provenienti da tutti i continenti che partecipano alla dodicesima edizione della manifestazione.

Food for Change è il filo rosso che attraversa Terra Madre e Salone del Gusto, i cibo come fattore di cambiamento sociale, politico ed economico. Carlo Petrini, presidente di Slow Food, nel suo intervento di apertura sottolinea proprio questo aspetto: “abbiamo vinto una scommessa: il riconoscimento del valore del cibo nella nostra società e nella vita di ognuno di noi”. Ma questo non è sufficiente afferma Petrini, delineando alcuni interventi prioritari: “la difesa del suolo e la difesa di borghi e botteghe sono sfide che incideranno anche sulla politica alimentare”.

Food for Change, significa avere consapevolezza che le nostre scelte alimentari hanno un peso, dietro al cibo che acquistiamo vi è una storia, un ciclo produttivo, un territorio con una sua cultura e le persone che l’hanno prodotto.

Allora ben venga la proposta di Slow Food di inserire nell’etichetta il prezzo all’origine della materia prima, è necessario restituire dignità e valore al lavoro agricolo e fornire al consumatore strumenti di valutazione per contrastare la progressiva spinta al ribasso dei prezzi dei prodotti alimentari.

È doveroso contrastare condizioni di sfruttamento dei lavoratori agricoli, spesso immigrati, tutti noi ricordiamo la morte in Puglia dei sedici braccianti africani impegnati nella raccolta dei pomodori per pochi euro.

Solo avendo maggiori informazioni sarà possibile fare acquisti ragionati e valorizzare le imprese agricole etiche e socialmente responsabili.

Dietro al Salone del Gusto-Terra Madre, probabilmente l’evento più visibile e noto, vi è un grande lavoro portato avanti dalla rete Slow Food, con i suoi iscritti nel mondo.

Particolarmente interessante è la dichiarazione di Chengdu (Cina) in cui si ribadisce la necessità di battersi affinché sia garantito a tutti l’accesso al cibo buono, pulito, giusto e sano.

Questa dichiarazione si articola in diverse azioni che hanno come temi principali: la promozione e la tutela delle forme di agricoltura praticate in armonia con l’ambiente, la mappatura della biodiversità, una diffusione delle conoscenze, dove il sapere accademico incontra il sapere tradizionale partendo dal presupposto secondo cui i popoli indigeni siano i principali custodi dell’agrobiodiversità.

Poiché dietro a tutto ciò vi sono le persone, al secondo punto del documento di Chengdu troviamo scritto: “…  Rifiutiamo pertanto qualunque esclusione di carattere politico, economico e sociale che renda fuorilegge le persone che migrano in ragione di conflitti, violenze, discriminazioni, sfratti, povertà, calamità naturali”.

Camminando tra i vari stands si incontrano le persone e tutti hanno una grande voglia di parlare, di raccontare il loro prodotto, la loro esperienza. Vi è orgoglio e passione nelle loro parole: significativa è l’esperienza di Valentina, Melpignano (Puglia), che mi parla di un progetto portato avanti da giovani che intende sviluppare l’agro bio diversità del territorio: “giovani produttori recuperando i terreni abbandonati, coltivano varietà autoctone di legumi e cereali. Il tentativo di questi giovani è grazie al loro lavoro e con un’agricoltura sostenibile, valorizzare e avere cura del territorio”.

Incontrando Riccardo Illy, mi viene spontaneo chiedergli un suo parere come protestante e imprenditore sul Salone del Gusto, non è un intervista, ma un piacevole incontro, mi dice che è importante anteporre il medio periodo al breve e gli interessi generali a quelli particolari, in una parola “polietica”.

Il cibo come elemento di incontro tra individuo e società, tra scelte individuali e collettive, il cibo buono non solo si fa mangiare, ci fa anche pensare!