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Alla conquista del Brasile

Il prossimo 7 ottobre il Brasile si recherà alle urne per eleggere il nuovo presidente. Dopo la bocciatura della candidatura di Luiz Inácio Lula da Silva, in carica dal 2003 al 2010, da parte della Corte suprema elettorale del Brasile, le carte sono completamente rimescolate. Nei sondaggi Lula era in testa con quasi il 40%, ora l’attenzione è rivolta ad altri due candidati, che stando ai più recenti sondaggi hanno buone possibilità di imporsi al ballottaggio.
Il candidato di estrema destra Jair Messias Bolsonaro, che insulta pubblicamente omosessuali e donne ed esalta la pluriennale dittatura militare e la tortura, conduce una campagna elettorale di successo in internet. E sa di godere del sostegno di gran parte delle chiese evangelicali. I sondaggi davano Bolsonaro al 24%, ma dopo l’accoltellamento subito lo scorso 6 settembre durante una manifestazione elettorale, la sua popolarità è in forte crescita. Impossibilitato a proseguire la campagna elettorale dopo l’aggressione, Bolsonaro vede accrescersi quotidianamente il consenso nei suoi confronti e ha ampliato la sua leadership nelle intenzioni di voto per il primo turno presidenziale passando dal 22-23% medio al 26-30% di cui ora pare accreditato insieme alla sua formazione conservatrice, il Partito Social-Liberale, che in alcune rilevazioni tocca il 33%.
Escluso dalla corsa l’ex presidente Lula dalla corsa alla presidenza – si trova in carcere in seguito a una condanna per corruzione e riciclaggio -, salgono anche le quotazioni di un’altra candidata, l’ambientalista Marina Silva, attivista afrobrasiliana con radici indigene, già ministra dell’ambiente nel governo Lula, ma che in seguito si è rifiutata di seguirlo a causa delle sue controverse leggi sullo sfruttamento economico della foresta amazzonica. I sondaggi danno Silva intorno al 10%. Come Bolsonaro, anche lei appartiene a una chiesa evangelicale. I cristiani evangelicali in Brasile costituiscono oggi un quarto della popolazione e, al contrario di altri gruppi della popolazione, si recano effettivamente alle urne.
A Rio de Janeiro, la città che nel 2013 ha ospitato la cattolica Giornata mondiale della gioventù, il sindaco è oggi Marcelo Crivella, vescovo dell’evangelicale “Chiesa universale del regno di Dio”.
Crivella lavora alacremente alla definitiva presa del potere nella città della statua di Cristo e del Carnevale. I mezzi per raggiungere lo scopo sarebbero – secondo un recente articolo pubblicato dal tedesco “Die Welt” che riprende un’inchiesta del quotidiano conservatore brasiliano “O Globo” – “esenzioni fiscali e interventi chirurgici a prezzi di favore per i fedeli delle chiese, e fermate dell’autobus proprio davanti alle ormai migliaia di chiese evangelicali di Rio de Janeiro”. Di recente – sempre stando a “Die Welt” – il vescovo Crivella avrebbe aumentato per tutti gli altri cittadini l’imposta fondiaria dalla quale lui stesso vuole esonerare le sue chiese.
L’attuale sindaco di Rio de Janeiro è nipote di Edir Macedo, il fondatore della Chiesa universale, la cui sostanza privata è stimata in circa un miliardo di dollari. Macedo possiede varie compagnie di comunicazione, tra cui la seconda emittente televisiva del paese, Rede Record. Lì gli spettatori assistono a culti celebrati in grandi arene provviste di comodi sedili imbottiti, davanti a palcoscenici sui quali vanno in scena guarigioni miracolose.
Ciò che è avvenuto a Rio de Janeiro potrebbe presto diventare realtà in tutto il Brasile: una svolta culturale e sociopolitica ai vertici di quello che un tempo era uno Stato completamente cattolico. Perché gli evangelicali acquistano sempre maggiore influenza politica – e con le elezioni del presidente, del vicepresidente, del Congresso e dei governatori il 7 ottobre tale influenza potrebbe crescere ancora.
“Nel Congresso la fazione trasversale di politici evangelicali, la Bancada Evangélica, è organizzata molto bene”, afferma Jan Woischnik della fondazione Konrad Adenauer a Rio de Janeiro, citato da “Die Welt”. Il gruppo porta anche il soprannome “BBB” (Boys, Balas, Biblias), con riferimento alle sue radici nella lobby agricola e in quella delle armi così come nelle chiese evangelicali.
Questo blocco religioso conta 203 membri (199 nella Camera dei deputati e quattro al senato) e rappresenta quindi già un buon terzo dei parlamentari.
“Bolsonaro vive la sua fede in modo molto più offensivo di Marina Silva, per la quale la fede sembra essere più una questione privata”, afferma Woischnik. Lo slogan di Bolsonaro è molto eloquente: “I brasiliani al di sopra di tutto e Dio al di sopra di tutti”. Dal canto suo, il sindaco di Rio Crivella, ha affermato che “soltanto un Brasile evangelicale [può] salvare la patria”. Nel bel mezzo della profonda crisi economica in cui si dibatte il paese, certe affermazioni trovano sempre più sostenitori.
Gli evangelicali ricercano, e trovano, anche il sostegno di personalità di spicco. Di recente l’ex calciatore Ronaldinho ha aderito al PRB (Partito repubblicano brasiliano), il partito di Crivella. Il suo ampio seguito, soprattutto nei quartieri poveri del Brasile e nelle reti sociali, fa di Ronaldinho un importante testimonial per la Chiesa universale e più in generale per le chiese evangelicali del Brasile.