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Quando le religioni hanno detto “no”

Il dissenso è un’opportunità per ognuno di scegliere il proprio cammino; questo è uno dei tanti modi in cui potrebbe essere interpretato il tema dell’edizione 2018 di Torino Spiritualità, che ha aperto i battenti mercoledì 26 settembre.

In questo senso si è svolto l’incontro “Il dissenso nelle confessioni religiose”, una tavola rotonda promossa dal Centro di Ricerca in Scienze Religiose Peterson e dal centro di ricerca Craft. Un’occasione per provocare una riflessione, da parte delle confessioni religiose, sul valore che può avere il dissenso al loro interno, come fattore di crescita.

Il luogo che ha accolto l’incontro è l’aula magna del Campus Einaudi di Torino, un luogo scelto non a caso perché rappresenta parte del progetto interculturale dedicato a università e spiritualità, che ha l’obiettivo di promuovere la dimensione spirituale nella formazione universitaria.

La direttrice del Centro di Ricerche Peterson, e organizzatrice dell’incontro Ilaria Zuanazzi, spiega a proposito della spiritualità: «Riteniamo che sia una parte integrante ai fini del benessere delle persone e anche di una corretta impostazione delle relazioni interpersonali e sociali, e che quindi l’università se ne debba occupare come attenzione alla persona, così come nel programma formativo. La spiritualità è parte del patrimonio culturale di una determinata civiltà. L’università non è soltanto un’istituzione di cultura che trasmette delle conoscenze teoriche, ma vorrebbe calare queste conoscenze nel tessuto sociale e mettersi a servizio delle componenti del territorio per discutere di problematiche emergenti  e per avviare un dialogo tra territorio e università».

Questa ricerca sta anche cercando di mettere in evidenza quale sia la sensibilità degli studenti universitari e del mondo accademico rispetto alla presenza di spazi dedicati alla meditazione e alla preghiera all’interno degli atenei. Emerge come la religiosità sia sempre meno istituzionalizzata e più personalizzata: ciascuno se ne costruisce una propria, spesso in posizione critica rispetto alle confessioni tradizionali. Confessioni che si sono trovate stimolate a ragionare su come reagiscano al dissenso e come si pongono rispetto ad esso; ma anche a ricordare come spesso siano nate proprio come atto critico.

Alla tavola rotonda erano presenti i rappresentanti delle confessioni che fanno parte del Comitato Interfedi delle città di Torino, ed ecco un contributo della pastora valdese Maria Bonafede:

«Tutte le organizzazioni religiose hanno un patrimonio dottrinale rituale e delle linee di comportamento coerenti con i principi affermati. Ne deriva una necessità di conformazione e anche di controllo. Il protestantesimo nasce esso stesso come dissenso, come istanza critica verso una chiesa e il suo patrimonio che all’epoca non si ritenevano pienamente conformi all’Evangelo. Se penso alla frase che Lutero pronuncia durante la Dieta di Worms, quando gli si chiedeva di ritrattare la sua posizione “Io sto qui e in coscienza non posso altrimenti”, penso al grido di un dissenziente che affermava che c’erano delle cose imprescindibili alle quali lui non avrebbe potuto mai rinunciare. Il dissenso è anche un modo di vivere, di avere un pensiero critico nei confronti di tutta la realtà e ci sono delle occasioni in cui diventa il contenuto stesso della propria fede. Nel protestantesimo le regole generali riguardano la libertà, la liberazione dell’Evangelo, e la responsabilità; il che non significa che non ci siano state delle linee differenti. Proprio all’interno della Riforma protestante c’è stata una forte soppressione del dissenso: penso alla rivolta dei contadini, agli anabattisti, ai quaccheri, ai mennoniti. Insomma, quelle espressioni di dissenso nate all’interno della Riforma che in quel periodo storico sono stati respinte dal protestantesimo. Ma ci tengo anche a ricordare che la nostra è l’espressione del cristianesimo che più ha partecipato alla riconciliazione nel corso del XX secolo, come nel 1910 con la conferenza di Edimburgo quando ha cercato di unificare il protestantesimo».