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Una battaglia infinita per l’affermazione dei diritti

Il 4 settembre l’avvocato Bruno Segre ha festeggiato 100 anni. In quella occasione ha dichiarato: «Faccio un grande augurio a tutti gli amici che con me condividono ideali democratici, pensieri di libertà e di antirazzismo, di fedeltà a quelle che furono le conseguenze della Liberazione: cioè la fedeltà alla Costituzione, la fiducia nella Repubblica. L’auspicio che mi permetto di esprimere, in questo momento solenne per la mia vita, per il futuro e per l’umanità, è: viva la libertà!». Questo anniversario è stato celebrato a Torino dal Centro studi Piero Gobetti, il Comitato piemontese per l’affermazione dei valori della Resistenza, gli Ordini degli avvocati (a cui è iscritto da 71 anni) e dei giornalisti con sei giornate di iniziative tra il 3 e l’8 settembre, ciascuna dedicata a uno degli aspetti del suo impegno professionale e civile. Il titolo scelto per questa settimana è stato preso dal libro-intervista sulla sua vita curato da Nico Ivaldi Non mi sono mai arreso (Lupieri 2009)

Bruno Segre, antifascista (da ragazzo è stato cacciato dall’aula scolastica perché si dichiarava contro la guerra in Etiopia e nell’inverno del ’42 è stato tre mesi incarcerato perché accusato di «disfattismo»), dopo l’8 settembre ’43 è salito sulle montagne cuneesi per unirsi alla divisione alpina di Giustizia e Libertà. Successivamente è stato l’avvocato degli obiettori di coscienza (dal 1949 al 1972 quando l’obiezione è stata riconosciuta) e per il divorzio, consigliere degli Ospedali psichiatrici di TorinoCollegnoGrugliasco, poi consigliere dell’Ordine regionale Piemonte-Valle d’Aosta dei giornalisti e consigliere nazionale della Federazione nazionale Stampa italiana. Dal 1975 al 1980 è capogruppo del Partito socialista nel Consiglio comunale di Torino, mentre dal 1980 al 1990 è sindaco effettivo dell’Istituto bancario San Paolo di Torino e consigliere di varie società partecipate dall’Istituto.

Attualmente è presidente della Federazione provinciale torinese dell’Associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti (Anppia), presidente onorario dell’» (del cui organo ufficiale, Libero pensiero, è stato per anni direttore) e presidente onorario della Consulta torinese per la laicità delle Istituzioni. Non ultimo, è vicepresidente della Società per la Cremazione di Torino (Socrem), dopo essere stato per 40 anni presidente della Federazione Italiana delle Socrem, fondatore e direttore della rivista L’ara. Segre dirige la rivista L’incontro, un mensile indipendente da lui fondato nel 1949 che si impegna contro l’intolleranza religiosa e il razzismo, per la pace, i diritti civili e la laicità.

I festeggiamenti si sono conclusi l’8 settembre nella ex Caserma La Marmora di via Asti che dopo l’8 settembre 1943 divenne il quartier generale dell’Ufficio politico investigativo (Upi) della Guardia nazionale repubblicana, che aveva l’incarico di reprimere con ogni mezzo (rastrellamento, cattura, tortura, fucilazione, deportazione) la lotta clandestina in città e in provincia. La caserma venne quindi trasformata in luogo di detenzione e di tortura per quanti erano sospettati di connivenza con la Resistenza, tra cui anche Frida Malan e, nel settembre 1944, lo stesso Bruno Segre che nel 1946 ha scritto un memoriale Quelli di via Astimemorie di un detenuto nelle carceri fasciste nell’anno millenovecentoquarantaquattro (SEB27, 2013). Il drammatico racconto dell’arresto e della carcerazione è anche un messaggio vivo per le nuove generazioni.

In una intervista a Pagine Ebraiche Segre ha dichiarato: «Colleziono libri, riviste e documenti praticamente da sempre. Solo qualche settimana fa ho consegnato al direttore dell’Istituto della Resistenza di Torino una scatola contenente materiali di propaganda, che ho sequestrato nel 1945 a Cuneo negli uffici della Staffel Propaganda (un’emanazione della Wehrmacht)».

Tra le iniziative, un omaggio teatrale a Bruno Segre liberamente tratto dal libro Non mi sono mai arreso.