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Affermare l’uguaglianza di tutti gli esseri umani nella loro dignità e nei loro diritti

Affermare l’uguaglianza di tutti gli esseri umani nella loro dignità e nei loro diritti; descrivere le migrazioni come un fenomeno intrinseco alla condizione umana; denunciare il rifiuto dell’accoglienza a chi fugge da violenze e sofferenze come contrario alla chiamata di Cristo. Sono solo alcuni dei punti qualificanti del messaggio redatto dai partecipanti alla Conferenza mondiale su «Xenofobia, razzismo e nazionalismo populista nel contesto delle migrazioni internazionali», tenutasi a Roma dal 18 al 20 settembre scorsi. Oltre 200 rappresentanti di alto livello di chiese, comunità di fede e istituzioni internazionali si sono ritrovati per tre giorni di intenso dibattito su convocazione del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e del Dicastero per la promozione dello sviluppo umano integrale, che hanno organizzato l’evento in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

«Questa Conferenza è frutto della collaborazione ecumenica tra Cec e Vaticano», ha ricordato il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), tra gli oratori della Conferenza, facendo menzione della visita di papa Francesco lo scorso giungo alla sede del Cec a Ginevra in occasione delle celebrazioni per i 70 anni dell’organismo ecumenico mondiale. «Una collaborazione di cui non possiamo che rallegrarci e che in questo caso ha portato i cristiani di tutti i continenti a riflettere insieme su importanti temi del nostro tempo».

Al centro della riflessione – alla quale hanno partecipato tra gli altri, la vescova luterana svedese Antje Jackélen, il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per la promozione dello sviluppo umano integrale, il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Cec, Felipe Camargo, rappresentante per l’Europa meridionale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati – la ricerca di risposte realistiche e la condivisione di buone pratiche, tra le quali i Corridoi umanitari promossi dalla Fcei, dalla Tavola valdese e dalla Comunità di sant’Egidio, rispetto al dilagare di episodi di intolleranza in tutto il mondo.

«Consapevoli di un aumento delle reazioni xenofobe e razziste nei confronti di rifugiati e migranti – recita il documento finale –, ci siamo sforzati di descrivere, analizzare, comprendere e affrontare l’esclusione, l’emarginazione, la stigmatizzazione e la criminalizzazione di migranti e rifugiati, e le giustificazioni per questi atteggiamenti, anche all’interno delle chiese». A questo proposito è importante il passaggio del documento che definisce la migrazione «una caratteristica intrinseca della condizione umana. Appartiene all’intera storia dell’umanità e all’intero racconto biblico. Siamo tutti migranti e residenti, e siamo tutti membri dell’unica famiglia umana». È per questo che i partecipanti all’incontro hanno affermato il loro sostegno «all’istituzione di asilo per coloro che fuggono da conflitti armati, persecuzioni o calamità naturali. Invochiamo anche il rispetto dei diritti per tutte le persone in movimento, indipendentemente dal loro status».

Una sessione del Convegno è stata dedicata al tema della paura, il combustibile che alimenta i movimenti populisti e sovranisti. «Il Convegno – ha spiegato il pastore Negro – ha chiaramente descritto il nazionalismo populista come una strategia politica che alimenta le paure di individui e gruppi per affermare la necessità di un potere politico autoritario e proteggere gli interessi del gruppo sociale o etnico dominante di un particolare territorio».

Oltre al presidente della Fcei, altri esponenti evangelici italiani hanno partecipato alla Conferenza: il moderatore della Tavola valdese, Eugenio Bernardini, il pastore Michel Charbonnier, membro italiano del Comitato centrale del Cec, e Fiona Kendal, rappresentante della Chiesa di Scozia e operatrice di Mediterranean Hope, il Programma rifugiati e migranti della Fcei.

«Il contributo degli evangelici italiani – ha precisato Negro – è stato riconosciuto sin dall’apertura dei lavori, quando il segretario generale del Cec ha menzionato l’esempio dei corridoi umanitari e le attività di Mediterranean Hope, in particolare a Lampedusa e a Scicli».

 

Foto di Marianne Ejdersten/WCC