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Luca M. Negro: Sbarrare la strada a chi cerca rifugio va contro l’esempio di Cristo

Si è conclusa ieri 20 settembre a Roma la “Conferenza mondiale sulla xenofobia, il razzismo e il nazionalismo populista nel contesto della migrazione globale”, organizzata dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e dal Dicastero pontificio per il servizio dello sviluppo umano integrale, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (Pcpcu). Tra i numerosi partecipanti è intervenuto in qualità di oratore anche il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), al quale abbiamo rivolto alcune domande.

Qual è stata l’importanza di questo convegno internazionale?

E’ stato molto importante che le chiese di tutto il mondo si siano riunite per riflettere sulla questione della xenofobia, dei populismi, del razzismo in relazione al fenomeno dell’immigrazione. Ovunque nel mondo si assiste a episodi di intolleranza indirizzati verso i migranti e i cristiani non possono tacere. Il fatto che il Convegno sia stato organizzato congiuntamente dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), che raggruppa 350 chiese anglicane, ortodosse e protestanti dei cinque continenti, e dal Vaticano è certamente frutto di una collaborazione ecumenica di cui dobbiamo soltanto rallegrarci.

Quale messaggio è uscito da questa conferenza internazionale?

La Conferenza ha approvato un lungo messaggio che è stato discusso a fondo ed emendato in base al dibattito dei partecipanti. Nel testo si afferma l’uguaglianza di tutti gli esseri umani nella loro dignità e nei loro diritti. Si dice che la migrazione fa parte della condizione umana e, addirittura, della stessa narrazione biblica che è narrazione di un popolo di migranti. Il documento condanna quindi con forza la xenofobia, cioè la paura dello straniero e dell’altro, il razzismo e anche il nazionalismo populista che è una strategia politica che promuove le paure che esistono nella società per arrivare a un potere politico autoritario e per proteggere gli interessi dei gruppi dominanti. Questa strategia che fa leva sulla paura, dice il messaggio, è contraria all’esempio e alla chiamata di Gesù Cristo. Per citare direttamente il documento: “pretendere di proteggere i valori cristiani sbarrando la strada a chi cerca rifugio da violenze e sofferenze è inaccettabile, mina la testimonianza cristiana nel mondo, e fa dei confini nazionali degli idoli”.

Oltre alla sua presenza, l’incontro ha visto la partecipazione di altri evangelici italiani. Qual è stato il loro contributo?

Il contributo degli evangelici italiani è stato riconosciuto sin dall’inizio perché aprendo i lavori il segretario generale del CEC, pastore Olav Fykse Tveit, ha voluto menzionare l’esempio dei corridoi umanitari che è appunto un’iniziativa ecumenica della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e della Tavola valdese insieme alla Comunità di Sant’Egidio. Abbiamo avuto l’opportunità di parlare sia dei corridoi umanitari sia delle altre iniziative che come evangelici realizziamo con Mediterranean Hope (MH), il Programma rifugiati e migranti della FCEI che opera, tra l’altro, con un Osservatorio sulle migrazioni a Lampedusa e la Casa delle culture a Scicli, in Sicilia.

(Agenzia Stampa Nev – Notizie Evangeliche)