conferenza-xenofobia-1-1-696x464

«Il populismo protegge gli interessi del gruppo dominante»

È terminata questa mattina la conferenza, tenutasi a Roma, “Xenofobia, razzismo e nazionalismo populista nel contesto della migrazione globale” organizzata congiuntamente dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e dal Dicastero per la promozione dello sviluppo umano integrale in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

«Consapevoli di un aumento delle reazioni xenofobe e razziste nei confronti di rifugiati e migranti, ci siamo sforzati di descrivere, analizzare, comprendere e affrontare l’esclusione, l’emarginazione, la stigmatizzazione e la criminalizzazione di migranti e rifugiati, e le giustificazioni per questi atteggiamenti, anche all’interno delle chiese», recita il messaggio in cui si riconosce che la migrazione è una caratteristica intrinseca della condizione umana.

Il testo fa uno specifico riferimento all’istituto dell’asilo «per coloro che fuggono da conflitti armati, persecuzioni o calamità naturali» ed esprime una forte invocazione a rispettare i «diritti di tutte le persone in movimento, indipendentemente dal loro status».

Il messaggio, che riporta le parole di «cristiani di diverse confessioni e regioni», esprime la «convinzione che tutti gli esseri umani sono uguali in dignità e diritti e ugualmente da rispettare e proteggere».  E prosegue con una netta condanna del concetto di razza e del razzismo: «La razza è un costrutto sociale che pretende di spiegare e giustificare la separazione tra i gruppi umani avanzando criteri fisici, sociali, culturali e religiosi. Il razzismo è l’impatto sistemico e sistematico delle azioni intraprese contro gruppi di persone in base al colore della loro pelle. È una posizione ideologica che si esprime attraverso l’emarginazione, la discriminazione e l’esclusione contro determinate persone, minoranze, gruppi etnici o comunità».

Nel testo c’è anche un richiamo al nazionalismo populista che viene definito come «una strategia politica che cerca di fare affidamento e promuovere le paure di individui e gruppi per affermare la necessità di un potere politico autoritario per proteggere gli interessi del gruppo sociale o etnico dominante stabilito su un particolare territorio. È nel nome di questa “protezione” che i leader populisti giustificano il rifiuto di offrire rifugio».

«Le chiese sono chiamate ad essere luoghi di memoria, speranza e amore – conclude il messaggio.  Nel nome di Gesù, che ha condiviso l’esperienza del migrante e del rifugiato e ha offerto una Parola di speranza agli esclusi e ai sofferenti, ci impegniamo ancora più fortemente nella promozione di una cultura di incontro e dialogo, riconoscendo Dio nei volti di migranti. Perché la via della vita e dell’amore è più forte della via della morte».

Il testo completo del messaggio si può leggere qui.

 

Foto: Janina Finkemeyer