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Il Clima e il debito che “affossa” i Caraibi

«Il cambiamento climatico e il debito estero si stanno intersecando con le questioni relative ai diritti umani. Le comunità religiose possono contribuire a comprendere meglio e affrontare queste preoccupazioni», questo è il parere dei partecipanti all’evento collaterale tenutosi il 18 settembre in occasione del 39simo Consiglio dei diritti umani al Palais des Nations di Ginevra: «Cambiamenti climatici, debito estero e diritti umani» promosso dal Forum interreligioso di Ginevra sui cambiamenti climatici e sui diritti umani, dalla Brahma Kumaris World Spiritual University, Franciscans International e dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).

Il pastore Osbert James della Chiesa Presbiteriana di Grenada ha parlato ai partecipanti portando l’attenzione dei presenti sul caso relativo alle Isole dei Caraibi: «seriamente minacciate dai cambiamenti climatici e dal debito».

Per coloro che vivono negli stati in via di sviluppo delle piccole isole dei Caraibi, ha ricordato James, «la discussione sul debito sovrano e sui cambiamenti climatici non è un mero esercizio accademico ma di natura esistenziale, ossia il diritto ad esistere».

Si prevede che gli uragani nel tempo aumenteranno la loro intensità e le chiese locali e i consigli di chiesa nazionali dei Caraibi insistono sul fatto che il debito estero «dovrebbe essere portato a un livello sostenibile, cioè inferiore al 60% del Pil, vista l’eccezionale vulnerabilità delle isole. La riduzione del debito sarebbe l’unico strumento utile per garantire il sostegno alle emergenze e alla ricostruzione».

Anche Athena Peralta, dirigente del programma per la Giustizia Economica ed ecologica del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), ha ricordato che «le discussioni nate dall’evento collaterale, hanno rivelato che il cambiamento climatico e il debito estero si stanno incrociando, destando preoccupazione in tutte le chiese. La dignità e i diritti delle persone sono sempre da tutelare. Tra i modi efficaci di operare da una parte c’è l’eliminazione degli oneri del debito estero. Dall’altra invece gettare nuove basi di resilienza nelle popolazioni ai cambiamenti climatici e tutelare i diritti economici, sociali e culturali delle persone più vulnerabili penalizzate dai cambiamenti climatici».