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Storia di Carmen, amica degli stranieri

È successo in via Bramantino a Milano, proprio di fianco alla Chiesa battista di via Jacopino da Tradate: Carmen Zucca, una volontaria di gran cuore, ha creato cinque anni fa, a sue spese, uno spazio doposcuola per evitare la dispersione scolastica di bambini e ragazzi; un luogo in cui i libri, il sapere e la conoscenza, assieme al fare comunità, creano gli anticorpi contro l’intolleranza. Un luogo dove farsi aiutare a fare i compiti e dove fare crescere la propria autostima, minata da un quartiere difficile, perché disagiato e periferico. In questi anni bambine e ragazzi di ogni nazionalità si sono avvicendati e hanno trovato in sé, grazie a Carmen e ai suoi collaboratori, le risorse e la fiducia per proseguire gli studi e iscriversi al liceo, cosa del tutto non scontata da queste parti. Sabato 15 settembre la piccola scuola popolare è stata devastata da un atto vandalico. Distruggere un presidio di cultura ed apprendimento facilita la propagazione del morbo dell’intolleranza.

Come chiesa, abbiamo sempre cercato di sostenere Carmen, che si occupa con amore, passione e dedizione di chi ha bisogno di uno spazio per crescere, studiare e giocare. Sabato, dopo avere scoperto quello che era accaduto, Carmen era sul marciapiede, sorridente come sempre, ma scossa e affranta. La porta della sua scuoletta, era aperta e dentro: devastazione, scempio, disordine, sui muri svastiche e oscenità. Un’accozzaglia di insulti, fascisti e omofobi, in cui il punto culminante era «Carmen amica degli stranieri».

Ecco l’ingiuria, l’ignominia. Carmen amica degli stranieri. Alla ragazzina che avrebbe voluto cominciare a riordinare, Carmen dice: «Non mettere a posto, lascia tutto così, che tutti i bambini vedano. È una lezione da imparare. Vi vogliono divisi e voi dovete stare uniti». Eh, già. Colpisce quella frase «Carmen amica degli stranieri» scritta lì, sul muro, come fosse un insulto, una offesa. E invece è bella. Bella perché dice la verità. La verità di una relazione possibile, che si fa concreta quando i bambini e le bambine studiano fianco a fianco, si scambiano i colori e i sorrisi. Loro sono già uniti. Ma qualcuno li vuole separare. Noi non vogliamo che ci riescano, perché anche come comunità, e insieme alle altre chiese di Milano, ci siamo attivati per testimoniarlo. Affiggeremo il «Manifesto dell’accoglienza» della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e contatteremo gli assessori di zona.

Martin Luther King diceva «Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti». Noi non staremo in silenzio. Carmen non è sola, i suoi ragazzi non sono soli, ma insieme a noi. E l’unione fa la forza.