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Giorgio Spini. «Ponte» di cultura, storia e fede

Sabato 22 settembre il Comune di Firenze intitolerà un ponte a Giorgio Spini, illustre storico e accademico fiorentino. Il ponte sul Mugnone, che da viale Strozzi all’altezza di via Spadolini termina in piazza della Costituzione all’altezza di via XX settembre, prenderà il nome di Giorgio Spini alle 12 con una celebrazione cittadina.

La decisione dell’intitolazione è giunta dal Palazzo Vecchio che ha dato il via libera alla proposta presentata dall’assessore alla Toponomastica dopo la mozione approvata in Consiglio comunale.

Riforma.it ha rivolto alcune domande al professor Valdo Spini, già deputato e ministro della Repubblica, figlio di Giorgio.

Non una via, non una piazza, bensì un ponte. Una scelta dal sapore evocativo, non le pare?

«Certamente, Il Ponte fu la rivista fondata a Firenze nell’aprile del 1945 da Piero Calamandrei e per la quale Giorgio Spini collaborò negli anni Cinquanta e dove decise di perorare tante battaglie; come quella per sostenere le chiese pentecostali colpite dalla famosa circolare Buffarini-Guidi che, richiamata in vigore da Scelba, impediva ai pentecostali l’attività di culto. Il termine “ponte” oggi assume un sapore ancor più evocativo in un’epoca di chiusure, di nazionalismi, di “sovranismi”, di intolleranze e di razzismi. Con la parola “ponte” si indica anche la volontà di comunicare, in piena coerenza con il messaggio cristiano dell’amore fraterno e dell’agape a cui Giorgio Spini è sempre stato legato per tutta la sua vita. Un ponte, quello dedicato a Giorgio Spini, che si trova a pochi passi dalla casa dove egli visse a Firenze in via Ippolito Nievo e non lontano dal Liceo classico Dante che frequentò. Un luogo dunque carico di suggestioni».

Giorgio Spini, predicatore laico evangelico e membro della Tavola Valdese (organo esecutivo delle Chiese metodiste e valdesi) si adoperò molto in favore della libertà religiosa. Un’eredità che lei ha fatto propria e poi promosso nelle stanze legislative grazie alla sua attività politica. É così?

«La prima interrogazione parlamentare che feci nel 1979, fu proprio a favore dell’iter per l’Intesa tra lo Stato italiano – a norma dell’Articolo 8 della Costituzione – e la chiesa valdese. Intesa che fu la prima e che aprì “la strada” alle successive. Oggi la nostra Costituzione in taluni ambiti è ritenuta impopolare; dunque è necessario rivendicarne con forza i valori, dirò di più, in passato vi furono nel mondo evangelico e protestante, nell’area valdese in particolare, alcuni dubbi su quell’Intesa. Credo che oggi si possa affermare che – con “l’aria che tira” – quell’atto sia  un punto fermo di grandissima importanza».

Giorgio Spini si è spento a Firenze nel gennaio 2006. Una vita vissuta all’insegna dell’antifascismo e della fede metodista. Dopo l’impegno nel Partito d’Azione e la guerra di liberazione intraprese la carriera universitaria e divenne uno storico di fama mondiale.

«Il Rapporto di Giorgio Spini con Firenze è sempre stato intenso. È la città nella quale ha trascorso gli ultimi anni della sua vita e dove ha profuso il suo impegno di consigliere comunale. Mio padre è stato uno storico e un ricercatore molto apprezzato. I suoi tre volumi di storia moderna –  nei quali ebbe il coraggio di partire da Lutero –, pubblicati per Einaudi credo abbiano “fatto epoca”; altrettanto i suoi testi per le scuole. Mio padre non era solo un intellettuale, ha partecipato alla guerra di Liberazione ed è stato il primo ufficiale italiano, seppur sotto l’uniforme inglese, a entrare nella Firenze liberata. Si è sempre battuto per cause nobili e per la difesa dei diritti civili. É stato un militante del Partito d’Azione. Le intitolazioni hanno un carattere simbolico importante e spero che nei prossimi anni quando qualcuno vedrà o attraverserà il ponte, possa chiedersi chi fosse mio padre, Giorgio Spini. Certamente è stato un credente, un grande storico, un combattente per la Liberazione e un militante per l’Italia civile».

Come si svolgerà l’intitolazione di sabato?

«Con un breve incontro pubblico nel quale prenderà la parola Andrea Vannucci, assessore competente alla toponomastica del Comune di Firenze che molto ha fatto per l’intitolazione e che voglio qui ringraziare; poi ci sarà l’intervento di un rappresentante dell’Università di Firenze e quello di Marco Ricca per il Centro evangelico di cultura, già medico e amico di mio padre. Possibile anche la presenza del sindaco di Firenze».

Dove indirizzerebbe un giovane, o una giovane per avvicinarsi alla figura di Giorgio Spini?

«Molte pubblicazioni sono disponibili grazie alle piattaforme online; due libri credo siano adatti: Giorgio Spini, la strada della liberazione (Claudiana editrice, ndr), una biografia ragionata e “montata” su scritti autobiografici. L’altro libro, recentemente ripubblicato, è dedicato alla politicità di Michelangelo: Michelangelo politico (Unicopli, ndr), con l’introduzione di Tommaso Montanari. Nella figura di Michelangelo, nella quale rivedo un po’ la poliedricità di mio padre, s’intrecciano diverse qualità. Michelangelo era un artista, un politico repubblicano e un uomo di fede, vicino al Cenacolo di Vittoria Colonna e dunque anche alla Riforma protestante».