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La vita delle parole: viaggio

Il viaggio può avere luogo dentro o fuori di noi, lungo le strade del mondo o negli abissi della nostra coscienza.

Sovente i due viaggi si incontrano, si sovrappongono, si aiutano l’un l’altro. Quello esteriore offre spunti a quello interiore: un altrove di suoni, colori, volti; visitando paesi, chiese e mostre ricerco un senso alla mia vita, apro nuovi mondi interiori, maturo nella fede. Quello interiore detta il percorso del nostro cammino. Ciascuno, infatti, porta dentro di sé un territorio inesplorato, che non finirà mai di visitare, in cui nessun altro può addentrarsi al suo posto. È forse quella l’avventura più rischiosa in cui si gioca la nostra capacità di amare, di avere e dare felicità, di provare paura; è quello il luogo della passione dove ci si mette in gioco, pena l’errore, il malinteso, il naufragio.

Mi ha sempre colpito come i discepoli di Gesù inviati in missione non dovessero prendere con sé né borsa per il denaro né bisaccia, ma portare con loro solo la pace e il suo annuncio. Questo ci ricorda che l’iniziativa è sempre nelle mani di Dio: è lui che chiama, prende per mano insegnando a camminare, intraprende questo viaggio alla ricerca degli uomini e delle donne facendosi loro vicino. 

Anche la Parola di Dio è un viaggio che siamo invitati a compiere. Essa segna l’inizio di tutto, è quella che ci mette in moto. La Parola guida e accompagna fedelmente i tanti vagabondi dello stupore, come l’anziana signora di un racconto di Robert Walser la quale, pur non essendosi mai allontanata dal suo villaggio, viaggia leggendo il giornale.

«Tutte le esperienze e tutti i ricordi della sua lunga vita la aiutano a decifrare le parole e le frasi, e si fissano pensierosi nei suoi occhi attenti» ci dice lo scrittore.