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Cuba e Stati Uniti, le chiese cristiane pregano insieme

Nei giorni scorsi, il Consiglio nazionale delle chiese degli Stati Uniti ha scelto di svolgere la riunione del proprio comitato esecutivo a L’Avana, sull’isola di Cuba. Una scelta fatta con diverse motivazioni. Innanzitutto si tratta dell’ennesima visita, parte di una lunga serie che ogni Consiglio in carica ha compiuto negli ultimi decenni. Il nostro amore, affetto, rispetto e reciproca solidarietà sono sentimenti molto forti e ricambiati dalle nostre sorelle e dai nostri fratelli cubani.

In secondo luogo abbiamo festeggiato insieme il settantesimo anniversario del Consiglio ecumenico delle chiese con un culto nella Prima chiesa presbiteriana de L’Avana, il luogo in cui il Consiglio delle chiese cubano venne creato nel 1941.

In ultimo si sono ricordati i 50 anni esatti da quando il Consiglio delle chiese degli Stati Uniti ha iniziato con forza a chiedere al governo di Washington una nuova politica estera nei confronti dell’isola caraibica, e la conseguente rimozione del blocco commerciale.

I vertici del Consiglio delle chiese a stelle e strisce ha avuto modo di intrattenersi con l’attuale ministro degli esteri cubano, Bruno Rodriguez Parilla, e con lui ragionare sull’attuale situazione diplomatica fra i due Paesi, in difficoltà dopo le aperture della presidenza di Barack Obama.

La stragrande maggioranza della popolazione statunitense è favorevole alla cessazione delle varie forme di embargo ancora in essere e il numero di visitatori sull’isola è cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi anni, prima delle nuove restrizioni messe in atto dall’amministrazione Trump.

Nonostante le tensioni fra i due governi, le chiese sono ancora una volta un lume acceso ad indicare la via per la collaborazione e la fratellanza.

Nel corso dell’incontro è stata preparata una dichiarazione congiunta, letta poi durante un incontro pubblico alla sede del Consiglio cubano delle chiese e che ricorda come «i nostri due consigli hanno lavorato insieme da molti anni, non solo per testimoniare la forza dello Spirito Santo, ma per vedere riavvicinate le nostre due nazioni. Abbiamo difeso la pace quando molti piangevano a causa della guerra. Abbiamo difeso l’unità della famiglia quando altri hanno tentato di separare le nostre famiglie. Abbiamo pregato e chiesto con forza la fine dei blocchi commerciali». E ancora: «Ci sono stati momenti di festa, ad esempio quando Castro e Obama hanno dato il via ad un nuovo capitolo della nostra vita comune, e ci sono stati momenti di dolore, troppi, anche in questo momento in cui il percorso verso una piena ripresa delle relazioni è stato bloccato». Per poi concludere: Ci impegniamo a rimanere uniti, a visitarci l’uno l’altro al più presto e ogni volta che sarà possibile, a condividere la buona novella dovunque ci troviamo, e a continuare a lavorare per la pace, la giustizia e le buone relazioni fra le nostre nazioni».