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La mamma e il cellulare

Capita a volte, nella lettura dei giornali, che io ancora preferisco di carta stampata, di trovare qualcosa di interessante, comunque lo specchio del paese reale, dei suoi abitanti, dei pensieri diffusi, nella rubrica delle lettere. Alcuni giorni fa mi è capitata sotto gli occhi la lettera di una quindicenne che racconta le sue due settimane vacanza senza cellulare! Era stata la mamma a proporle questa vera e proprio sfida, che la figlia ha accettato, nonostante tutti i suoi amici la considerassero fuori di testa!

Del resto la cosa era sembrata anche a lei del tutto impossibile, ma allo stesso tempo – scrive – «nei giorni precedenti alla partenza mi sentivo, se non proprio ansiosa, sollevata al pensiero di due settimane di “disintossicazione”: sì, mi sembra la parola giusta, perché il cellulare sta diventando davvero una droga sempre più difficile da gestire, non solo per gli adolescenti. È diventato complicato livellarne l’utilizzo anche per me, che ho sempre considerato un comportamento discutibile l’essere catturati da uno schermo. Durante il mio primo anno appena trascorso di quarta ginnasio, tra lo studio e le tre ore giornaliere di allenamento per ginnastica artistica, mi sono spesso lamentata di non avere tempo sufficiente, ma mi sono anche resa conto che il problema non erano né lo studio né lo sport, ma il consumo eccessivo del cellulare. Tra l’altro per cose assolutamente inutili. Grazie alla vacanza in cui ne ho fatto a meno, ho riscoperto il piacere della lettura e il gusto dello scrivere, due passioni che avevo trascurato, oltre a fare nuove conoscenze in carne e ossa, invece che virtuali. Ho ritrovato me stessa, ho fatto ciò che mi piace davvero, non ciò che mi sento costretta a fare solo perché lo smartphone ce l’hanno tutti… Tornata a casa ho pensato a quante cose avevo lasciato da parte – durante i mesi di scuola – solo perché dipendente da quella scatoletta nera…».

 La lettera è firmata. Sarà autentica? Spero di sì, soprattutto perché scritta da una quindicenne e non da un vecchio retrogrado come il sottoscritto…