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Fateli scendere!

Noè li avrebbe fatti scendere. Avrebbe mandato una colomba a cercare terra dove poggiarsi.

Li avrebbe fatti scendere. Insieme avrebbero ringraziato Dio di un viaggio conclusosi bene, di un diluvio finito. Abramo li avrebbe accolti sulla banchina, o accanto alle querce di Mamre, o sotto al Castagno dei cento cavalli sull’Etna. Avrebbe offerto loro da mangiare e Sara avrebbe sorriso alle loro parole. Giuseppe li avrebbe fatti scendere. Venduto da schiavo come loro, loro compagno di prigionia e di sogni. Li avrebbe fatti scendere. Mosè li avrebbe fatti scendere. E li avrebbe fatti conoscere a uno dei suoi figli chiamato Straniero. Avrebbero discusso insieme del deserto, della fame e della manna e di una legge antica che lui conosceva e che dice “tratterete lo straniero che abita tra voi come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso”.

Davide li avrebbe fatti scendere. Avrebbe suonato una canzone con loro e per loro ne avrebbe scritta un’altra. La vedova di Serepta li avrebbe fatti scendere e avrebbe condiviso con loro e con Elia il profeta la poca farina rimasta. “Guardate! Questi vengono da lontano!” – avrebbe detto il profeta Isaia – “Esultante, cieli, e tu, terra, festeggia! Prorompente in grida di gioia, monti, poiché il Signore consola il suo popolo e ha pietà dei suoi afflitti”. E li avrebbe fatti scendere. La samaritana li avrebbe fatti scendere e avrebbe offerto loro da bere l’acqua del pozzo di Giacobbe, o quella dei cannola dell’Amenano.

E i discepoli del Signore li avrebbero fatti scendere. Li avrebbero fatti sedere a gruppi di cento e di cinquanta, insieme a noi italiani, e avrebbero offerto a loro e a noi i pochi pani e i pochi pesci a disposizione. Se noi dividiamo il Signore moltiplica e c’è cibo per tutti.

E Gesù finalmente sarebbe sceso.

Fateli scendere!