convegno

L’Italia multireligiosa del Sei-Settecento: che cosa ci dice dell’oggi?

Rapporti tra Europa cristiana e Mediterraneo islamico: un tema inedito? No, contrariamente a quanto potrebbe pensare un profano. Come spiegano i proff. Patrizia Delpiano e Dino Carpanetto, organizzatori del prossimo convegno della Società di studi valdesi (6-9 settembre, ne avevamo parlato qui), da almeno un decennio la storiografia studia i rapporti tra cristianesimi (al plurale) e mondo islamico, che nell’interesse emergente ha sostituito quello ebraico.

L’aspetto originale del convegno riguarda semmai, secondo Delpiano, «il tentativo di richiamare l’attenzione sulla penisola italiana»: alcune relazioni saranno infatti focalizzate su alcune realtà, da Venezia a Roma alla Sicilia, e daranno conto «di studi significativi sulla presenza di islamici sia nelle élite sia nei ceti popolari, tra gli schiavi ad esempio, all’interno del grande fenomeno della schiavitù mediterranea, oggi molto studiato anche in Italia». Altro elemento di interesse è l’interdisciplinarità: grande attenzione sarà dedicata al tema della traduzione e circolazione dei libri in contesti diversi, affrontato da più prospettive (storica, filosofica, letteraria) nel tentativo di «far dialogare storia delle idee e storia sociale», i cui specialisti spesso procedono in modo diviso. Da qui la scelta, aggiunge Delpiano, della «triade “immagini, miti e vite concrete”: come si immaginava l’altro e come si viveva con l’altro».

L’incontro si inserisce nella tradizione dei convegni della Ssv ma, spiega Carpanetto, con l’esigenza di «andare oltre il Cinquecento», emersa in particolare lo scorso anno (sulla scia del convegno dedicato al cinquecentenario della Riforma protestante), sviluppando la riflessione sul Seicento e soprattutto sul Settecento, meno trattato dagli storici ritrovi torresi; un secolo che, aggiunge Delpiano «pone una serie di nuovi problemi quali il rapporto tra la sfera privata e quella pubblica, la tolleranza e la libertà religiosa, la continuità e il mutamento».

«Riflettere oggi sull’età dei lumi», continua Carpanetto, «significa collocarsi in una dimensione diversa da quella della storiografia del secolo scorso. Oggi i campi di ricerca richiamano di più l’attenzione internazionale, si muovono su altri terreni, collegati in qualche modo alla dimensione dell’attualità. Attualità non in senso stretto, perché la storia non è mai una risposta ai problemi del presente (magari lo fosse), ma è un termometro delle sensibilità: il suo contributo non può che essere di conoscenza critica, di scoperta e confronto».

L’immagine di due realtà monolitiche e contrapposte (Europa-cristianesimo, Mediterraneo-islam) è stata smentita dalla storiografica recente, talvolta però (osserva Delpiano) esagerando all’estremo opposto, «eliminando le differenze a favore di una visione (“storia globale”) tutta basata su concetti come abbattimento delle barriere, fluidità, connessioni… Bisogna tenere conto di entrambi gli aspetti, incontro e scontro, ed è su questa linea che abbiamo voluto impostare il convegno».

Lo stesso mondo cristiano, peraltro, non può essere considerato un blocco monolitico: la scelta del territorio italiano, che costituisce la particolare prospettiva del convegno, è esemplificativa. Spiega ancora Carpanetto: «L’Italia, cerniera tra Europa e Mediterraneo, tra area protestante e area cattolica, è un punto focale: dalla metà del Seicento il conflitto religioso, seppur durissimo, vive i cambiamenti indotti dalle trasformazioni culturali. Scegliendo l’Italia come punto di osservazione si è voluto spostare l’ottica dalla “storia globale” alle tradizioni culturali europee, con uno sguardo sulle realtà protestante, cattolica, musulmana ed ebraica».

L’interesse degli studiosi per il tema scelto è dimostrato dai numerosi progetti di ricerca che saranno presentati in un momento dedicato ai giovani ricercatori, giovedì pomeriggio, prima del convegno vero e proprio: un’occasione per presentare i propri lavori, alcuni frutto di esperienze di studio internazionali, e confrontarsi. Al confronto e alle discussioni sarà dedicato ampio spazio, privilegiando relazioni meno numerose ma più ampie.

Il convegno sarà anche l’occasione per un doveroso tributo alla figura di Giovanni Miccoli, cui è dedicata la sezione monografica del n.3/2018 della rivista della Ssv, Riforma e movimenti religiosi, di cui si parlerà nella seconda parte del pomeriggio di sabato, in cui tre storici di ambito medievista, modernista e contemporeaneista riflettono sull’importanza del grande storico scomparso lo scorso anno.

L’Italia tra Europa protestante e Mediterraneo islamico, dal 6 al 9 settembre, Torre Pellice, aula sinodale (v. Beckwith 2). Info su: www.studivaldesi.org