istock-847516586

La chiesa è là dove c’è Cristo

Oh, quanto sono amabili le tue dimore
Salmo 84, 1

Dove due o tre sono uniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro
Matteo 18, 20

«Ubi episcopus, ibi Ecclesia»: «Dove è il vescovo, lì è (o sia) la chiesa», è la frase alquanto pretenziosa del vescovo Ignazio di Antiochia (morto martire nel 110 circa) che troviamo nella sua lettera alla chiesa di Smirne. Dopo appena ottant’anni dalla nascita della Chiesa, già la superbia umana stravolge la semplicità e la genuinità del messaggio di Gesù.

La Chiesa non è dove c’è il vescovo o dove c’è Pietro, che sarebbe stato il primo papa.

La chiesa è là dove c’è Cristo il quale promette di essere presente quando ci sono delle persone unite nel suo nome. Cioè quando le persone sono unite nell’amore, concordi nell’ascoltare gli insegnamenti di Gesù e nel metterli in pratica, attive nell’annunciare la sua salvezza ad ogni creatura e pronte nel servizio e nell’accoglienza verso chi si trova in necessità. Questo significa incontrarsi nel suo nome. E lì Gesù garantisce la sua presenza.

Non c’è bisogno di un luogo particolare: dovunque. Non la pomposa magnificenza della basilica di S. Pietro, ma neppure le nostre piccole e disadorne sale di culto. Non ci sono luoghi «consacrati»: la chiesa siamo noi, non è il luogo.

Non c’è bisogno di grandi numeri, come le folle chi si accalcano alla divina liturgia pasquale nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca o le adunate dei grandi predicatori evangelicali. La quantità dei presenti non conta.

Due o tre persone bastano, qualunque luogo è adatto: conta essere concordi e incontrarsi nel nome di Cristo, cioè non tradirne il pensiero, potere agire nel suo nome in modo che non abbia a vergognarsi di noi.

Il Nuovo Testamento ci testimonia che i primi cristiani si ritrovavano nelle case, le cosiddette «chiese domestiche», e ci ha tramandato talvolta i nomi di coloro che ospitavano i credenti nei loro incontri. Perché non riprendere questa usanza delle origini?